Viaggiare da la possibilità di venire a contatto con altre culture, usanze, modi di dire, atteggiamenti...
Per questo motivo è il mio "hobby" preferito.
Da quando ho scoperto la rep ceka, ho iniziato a fare paragoni e interessarmi delle piccole e grandi differenze con le usanze italiane e piu' in particolare, con le mie.
Chiaramente ogni modo di fare, nasce da esperienze pregresse e non dovrebbe essere giudicabile.
Non esiste un atteggiamento giusto ed uno sbagliato, si puo' essere piu' o meno concordi, ma arrivare al punto di non legittimare un uso diverso dal proprio, è esclusivamente un proprio limite.
Qui ho trovato talmente tante differenze, che mi pare arduo iniziare ad elencarle tutte.
Il passato, abbastanza recente, della dittatura comunista, hanno segnato le abitudini quotidiane dei ceki.
Una delle caratteristiche che piu' mi ha colpito, ad esempio, è l'orario di lavoro.
In italia, di solito scuole, negozi, fabbriche, uffici etc aprono verso le 8, meglio ancora le 9.
Qui alle 7...Mi sono dato una spiegazione, che non ho la certezza sia corretta, ma cerco di descriverla:
Per una questione di fuso orario, credo che mosca, oltre a dettare legge dal punto di vista politico, lo facesse anche dal punto di vista sociale e lavorativo.
Per cui, mi immagino che per essere in linea con gli orari lavorativi russi, i ceki, si siano dovuti adattare, pur con diverse difficoltà...alzarsi alle 5 del mattino, in pieno inverno, non aiuta certo il buonumore...
Altro atteggiamento che salta subito all'occhio è la scarsa attenzione e cura per il "consumatore".
Non che in italia ci sia rispetto per chi spende i propri soldi per avere un bene o servizio, ma qui, molto spesso, l'atteggiamento in uffici o anche negozi, pare quasi di fastidio...
Anche in questo caso, credo che la dittatura, abbia influito.Alla fine, durante il comunismo, tutti dovevano lavorare non per migliorarsi, ne' per offrire un miglior servizio, ma esclusivamente perchè richiesto e mi immagino che a lungo andare, abbia generato questo lassismo, che si mescola quasi a cattiva educazione.
Non sono coNSumista, anzi, non pretendo di essere trattato come se "il cliente ha sempre ragione", ma neanche vedermi allargare le braccia davanti ad una richiesta tuttosommato normale e legittima, ma tant'è!
Per finire queste iniziali considerazioni, mi piacerebbe provare a descrivere gli "addii".
Ho viaggiato molto, per cinque anni ho visitato la rep ceka, quasi 1 volta al mese, stazioni dei treni e autobus, aeroporti sono stati il mio paesaggio ricorrente.
Ebbene, ho sempre fatto caso al modo di salutarsi dei ceki (o meglio dei moravi), che io trovo bellissimo.
Mi ricorda il vecchio sud italiano, i saluti ai cari che partivano in treno, magari emigrando verso il nord.
Quelle mani agitate ed ancora agitate, fino all'allontanarsi della persona a cui si vuole bene.Cosi' qui, si assiste spesso a corriere che partono e gente a terra che continua a salutare con la mano, fino a che il bus non ha lasciato il campo visivo, cercando di allungare il piu' possibile quel doloroso addio.
Non nascondo che a volte mi ha commosso, mi ha fatto sentire viva, la bontà e la sincerità di un rapporto.
Ricevere un addio tale, ti fa capire molto di questa gente...
Parola del giorno: naschledanou - arrivederci!
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