venerdì 30 aprile 2010
Controcorrente
Andare contro qualcuno o qualcosa, implica scontrarsi, con probabili danni subiti e provocati
La storia ci racconta di passate, presenti e future, tensioni tra nazioni, popoli, etnie, religioni, seguaci di idee politiche...
Da quando è comparso, l’uomo è entrato in guerra con i suoi simili, per accaparrarsi il riparo migliore, una donna, una preda da mangiare, fino alle moderne ‘missioni di pace’ che celano la bramosia di potere economico e politico.
Io sono italiano, sui documenti d’anagrafe, eppure odio abitanti del mio stesso ‘paese’ e sono odiato a mia volta.
L’odio è ovunque.
Chi rivendica diritti territoriali, linguistici, identitari, genera odio e tensione, come descritto da andima.
A mia memoria, esiste solo un caso in cui due paesi, prima uniti in un unica entità, si siano separati, senza imbracciare alcun fucile, senza richiamare eserciti e ‘missioni’ varie.
Nessun ferito, nessun morto, nessun civile innocente coinvolto, nessun danno subito o provocato.
Rep Ceca e Slovacca, il 1 gennaio del 1993 hanno dimostrato al mondo, in maniera sconosciuta ai molti e nel piccolo della loro storia ed esistenza, che si puo’ andare contro, essere controcorrente, senza distruggere, senza spargere sangue, senza coinvolgere armi, dolore, lutti.
La cecoslovacchia, si spacco’ in due stati distinti, che si separarono in comune accordo, senza contrasti.
Certo qualche ceko potrebbe essere risentito da quanto accadde e provare poca simpatia per gli slovacchi, che chiesero l’indipendenza.
Il potere era in mano ai ceki, indiscutibilmente.
Eppure niente avvenne e tuttora i rapporti tra i due paesi sono piu’ che buoni.
In italia siamo capaci di odiare i ‘cugini’ d’oltralpe, qui i due cugini bevono insieme.
La storia della cecoslovacchia, di come è rimasta unita e di come si è divisa, dovrebbe essere insegnata nelle scuole.
Non sono un buonista, anzi...eppure l’esempio controcorrente che vedo ogni giorni, vivendo qui, mi fa riflettere.
Il mio odio, la mia rabbia la rivolgo in alto, ai poteri forti ed a chi li difende, vorrei non dover andare contro un mio simile, un semplice cittadino come me, ma specco cado nell’errore.
Per questo ammiro ceki e slovakki.
Qualche giorno fa ho scoperto che il mio home mate, slovakko, vive qui, continuando a parlare la sua lingua madre.
Avevo sempre pensato che lui parlasse il ceko, ma senza alcun problema, senza che qualcuno immagini una provocazione, mi ha informato che a lavoro, con gli amici di Brno, lui mantiene la sua lingua.
Gli slovacchi in rep ceka, sono molti, tra chi studia e lavora.
Qui a Brno esiste una minoranza con velleità di indipendentismo moravo, alcuni sono amici, mi unisco a loro nell’improbabile ‘inno’ moravo che intonano sulla base di ‘Fratelli d’italia’, mi unisco a loro per goliardia.
Finche’ saranno in grado di portare avanti le loro richieste, civilmente, come questo popolo sa fare, li appoggio.
In questi tempi, si puo’ andare controcorrente, anche in questo modo.
La storia ci racconta di passate, presenti e future, tensioni tra nazioni, popoli, etnie, religioni, seguaci di idee politiche...
Da quando è comparso, l’uomo è entrato in guerra con i suoi simili, per accaparrarsi il riparo migliore, una donna, una preda da mangiare, fino alle moderne ‘missioni di pace’ che celano la bramosia di potere economico e politico.
Io sono italiano, sui documenti d’anagrafe, eppure odio abitanti del mio stesso ‘paese’ e sono odiato a mia volta.
L’odio è ovunque.
Chi rivendica diritti territoriali, linguistici, identitari, genera odio e tensione, come descritto da andima.
A mia memoria, esiste solo un caso in cui due paesi, prima uniti in un unica entità, si siano separati, senza imbracciare alcun fucile, senza richiamare eserciti e ‘missioni’ varie.
Nessun ferito, nessun morto, nessun civile innocente coinvolto, nessun danno subito o provocato.
Rep Ceca e Slovacca, il 1 gennaio del 1993 hanno dimostrato al mondo, in maniera sconosciuta ai molti e nel piccolo della loro storia ed esistenza, che si puo’ andare contro, essere controcorrente, senza distruggere, senza spargere sangue, senza coinvolgere armi, dolore, lutti.
La cecoslovacchia, si spacco’ in due stati distinti, che si separarono in comune accordo, senza contrasti.
Certo qualche ceko potrebbe essere risentito da quanto accadde e provare poca simpatia per gli slovacchi, che chiesero l’indipendenza.
Il potere era in mano ai ceki, indiscutibilmente.
Eppure niente avvenne e tuttora i rapporti tra i due paesi sono piu’ che buoni.
In italia siamo capaci di odiare i ‘cugini’ d’oltralpe, qui i due cugini bevono insieme.
La storia della cecoslovacchia, di come è rimasta unita e di come si è divisa, dovrebbe essere insegnata nelle scuole.
Non sono un buonista, anzi...eppure l’esempio controcorrente che vedo ogni giorni, vivendo qui, mi fa riflettere.
Il mio odio, la mia rabbia la rivolgo in alto, ai poteri forti ed a chi li difende, vorrei non dover andare contro un mio simile, un semplice cittadino come me, ma specco cado nell’errore.
Per questo ammiro ceki e slovakki.
Qualche giorno fa ho scoperto che il mio home mate, slovakko, vive qui, continuando a parlare la sua lingua madre.
Avevo sempre pensato che lui parlasse il ceko, ma senza alcun problema, senza che qualcuno immagini una provocazione, mi ha informato che a lavoro, con gli amici di Brno, lui mantiene la sua lingua.
Gli slovacchi in rep ceka, sono molti, tra chi studia e lavora.
Qui a Brno esiste una minoranza con velleità di indipendentismo moravo, alcuni sono amici, mi unisco a loro nell’improbabile ‘inno’ moravo che intonano sulla base di ‘Fratelli d’italia’, mi unisco a loro per goliardia.
Finche’ saranno in grado di portare avanti le loro richieste, civilmente, come questo popolo sa fare, li appoggio.
In questi tempi, si puo’ andare controcorrente, anche in questo modo.
mercoledì 28 aprile 2010
Pomoc! Zabi!
Proprio con questo cartello, che nel titolo del post provo a tradurre, è iniziata la gradevole passeggiata domenicale (si, sono in notevole ritardo, troppi impegni, troppo poco tempo a disposizione per scrivere e aggiornare) a Marianske udoli.
Questa è una delle mie zone preferite, la conosco da molto e quando ne ho la possibilità ci torno sempre con piacere.
Il verde, i colori della primavera, ma anche dell'autunno, regalano a questo posto, semplice e facilmente accessibile (bus n. 45 da stara osada o tram n. 8 da hlavni nadrazi), una bellezza che fa star bene.
Con l'arrivo della bella stagione, stare all'aria aperta è un piacere.
I ceki adorano uscire di casa e non mi stancherò mai di dire che Brno, per gli amanti della natura, offre ottime opportunità di svago.
Trekking sulle colline, bike, piste ciclabili e per pattini, il fiume per chi ama la canoa, laghetti da visitare...
Lo stile con il quale i ceki affrontano le belle giornate all'aperto, è unico.
Unisce l'utile (fare attività sportiva, respirare aria buona) al dilettevole (bere e mangiare, stare in compagnia).
Considerando che ovunque si vada, ci sarà sempre un pub, un hospoda, un restaurace, una pivnice, che vi accompagnerà, la gente del posto, si avventura in gite fuoriporta, sapendo che i piaceri dello stomaco e della gola non saranno messi in disparte.
Che da queste parti è di fondamentale importanza.
Ho vissuto a dublin, definita da qualcuno, per richiamare turisti, 'la città dei pubs', a mio parere nella più piccola Brno ce ne sono di più.
Il consumo di birra pro capite in rep ceka è il più alto d'europa, cito: "In termini di consumo pro-capite si rileva una notevole variazione tra i vari mercati: si va dai 158 litri/anni della Rep. Ceca, ai 100-110 di Germania, Austria e Irlanda"
La rep ceka, credo sia l'unica nazione ad avere due città che hanno dato il nome a due famose tipologie di birra, la pilsner (da Plzen) e la budvar (Ceske Budejovice).
Da notare che il consumo è localizzato nella boemia, mentre in moravia esiste una discreta cultura e produzione del vino.
Anche dal punto di vista culinario, qui non si scherza.
La cucina è povera negli ingredienti, ma ricca nella quantità e nel gusto, oltre ad essere sempre a buon mercato.
Mangiare fuori non è un lusso, ma una diffusa abitudine.
Insomma, esci e ti vedi intere famiglie in movimento, per poi ritrovarli, tutti, nel primo ritrovo, a bere e mangiare.
Proseguendo nella camminata, ho notato una gara di navi e aerei in miniatura.
Questo mi ha fatto venire in mente una strana passione dei ceki per i costumi.
Spesso ho notato, soprattutto nei we, gente vestita in stile medievale, portare grosse spade dietro la schiena...
Non so cosa facciano, immagino che nei boschi, si ritrovino per la rivisitazione delle battaglie in costume.
Purtroppo non posso chiedere a nessuno, ma speo di avere qualche notizia in merito.
Forse contribuisce a questa passione, il fatto che ogni anno, nella vicina Slavkov u Brna, si rivive la famosa battaglia tra l'esercito austriaco e francese.
Centinaia di appassionati, arrivano da ogni parte d'europa, con i loro vestiti d'epoca, per apparire e recitare i ruoli assegnati.
Nel frattempo...Hezky vecer! -buona serata
lunedì 26 aprile 2010
In attesa.
Negli ultimi tempi, ho come la sensazione di aver perso il contatto con la città, la vivo quasi passivamente, mi pareva di essere dentro il tessuto quotidiano, ambientato o forse abituato al nuovo contesto eppure, se mi fermo a riflettere sono ancora lontano dall’obiettivo.
Il vortice degli impegni lavorativi, che volenti o nolenti tengono incollati per quasi dieci ore (tra spostamenti, pause pranzo e le effettive otto ore di ‘fatica’), ad un ambiente troppo asettico e fuori dal contesto reale, potrebbe essere una causa.
Lavorare in una multinazionale, parlare inglese (o nel mio caso, pretendere di farlo), incontrare colleghi europei o extraeuropei, fa scivolare via l’essenza del vivere in un luogo diverso da quello d'origine.
Non è reale quello che sto vivendo, non mi sento integrato come vorrei.
La barriera linguistica mi pare un ostacolo enorme da affrontare e superare, se il mio inglese, che pure pratico ormai quotidianamente, ha ancora lacune equiparabili a LAGUNE, dove affondo ad ogni chiamata di clienti madrelingua, che mettono alla luce i miei limiti, figurarsi il ceko, lingua ostica anche per persone più predisposte all’apprendimento di me.
Con questa giustificazione, mi abbandono ad un timido approccio con lo ‘studio’ del ceko.
Non lo pratico, non lo leggo, non mi sforzo, sono svogliato, pigro, come sempre lo sono stato quando si è trattato di imparare qualcosa.
Eppure avrei la possibilità di esercitarmi, ho amici che mi accolgono sempre a braccia aperte e non biasimano i miei tentativi goffi ed impacciati nel ‘parlare’.
Anzi, tutte le persone che conosco e con le quali approccio uno scambio di battute nella loro lingua, sono sempre entusiasti, seppur delle mie rituali frasi.
Sembra quasi che per un ceko sia un onore che uno straniero, un italiano, provi a parlare, o forse dovrei dire storpiare le loro parole.
Ridono educatamente davanti agli evidenti errori e limiti, profondendo riconoscenza per quegli sforzi, ormai nemmeno tanto ardui, visto che da sei anni dico sempre le stesse cose:
Ahoj/Dobry den, jak se mas/jak se mate? Ciao/Buon giorno, come stai/sta?
Non si aspettano che qualcuno provi ad interagire con loro usando i loro codici, storicamente il ceko è sempre stato stroncato dagli austriaci, poi dai russi, ora dai nuovi padroni, le potenze ‘ricche’ e capitaliste dell’occidente.
Tra gli amici corre la battuta che qualsiasi cosa mi dicano, io sorrida ed annuisca, con un mugolio tipicamente locale che ho, questo si, assimilato, ‘hhmmhhh’.
Come a dire ‘capisco’ anche se non è affatto cosi’, eppure mi fa piacere ascoltarli, cerco di concentrarmi su una parola per capire il senso di una frase, spesso non ci riesco, eppure sto li.
Una volta un amico, incontrato per strada si fermo’ a parlarmi, in ceko, lui è un tipo simpatico, la faccia mi ispira ed io ero contento di vederlo, per cui sorridevo sinceramente mentre cercava di informarmi che alcuni conoscenti erano stati arrestati per motivi politici.
Io ridevo di una notizia non piacevole...
Nessuno mi ha mai fatto pesare questa mia deficenza, gli amici di Brno, sono sempre i primi a salutarmi, ad offrirmi da bere, a provare a raccontarsi.
Io come un muro di gomma, non faccio filtrare quasi niente e ormai mi rendo conto di soffrirne.
Come aggravante a tutto ciò, oltre agli amici, ho anche la fortuna ed il piacere di ‘passare’ del piacevole tempo con J.
Tutto volge, teoricamente a mio favore.
Ma la realtà è ben diversa e questa città (e la sua gente), seppur restando stabilmente nel mio cuore, da ormai diversi anni, per come mi ha accolto, per come mi regala benessere (ma anche malessere), continua ad essere un’isola che non c’è.
Una metafora della mia voglia di fuggire, di lasciarmi alle spalle il ricordo di una vita che non volevo vivere in italia.
Ora mi chiedo se sarò mai capace di trasformare concretamente i giorni trascorsi, in giorni vissuti.
Se sarò capace di riconoscermi in questa scelta, vivendola appieno, andando oltre questa coltre di fumo che non mi fa vedere nitidamente la realtà.
Perchè ai miei occhi, alle mie orecchie mancano tanti codici, manca la chiave della comprensione delle parole in strada, su un giornale, nelle informazioni, in un cartellone degli avvisi.
Quando riuscirò a leggerli, a decodificare questi segnali, mi sentiro’ a casa, libero di poter giudicare quanto sto vivendo.
Fino ad allora l’alone del turista mi accompagnerà.
Parola del giorno: žáby jíst hmyz – le rane mangiano gli insetti
Il vortice degli impegni lavorativi, che volenti o nolenti tengono incollati per quasi dieci ore (tra spostamenti, pause pranzo e le effettive otto ore di ‘fatica’), ad un ambiente troppo asettico e fuori dal contesto reale, potrebbe essere una causa.
Lavorare in una multinazionale, parlare inglese (o nel mio caso, pretendere di farlo), incontrare colleghi europei o extraeuropei, fa scivolare via l’essenza del vivere in un luogo diverso da quello d'origine.
Non è reale quello che sto vivendo, non mi sento integrato come vorrei.
La barriera linguistica mi pare un ostacolo enorme da affrontare e superare, se il mio inglese, che pure pratico ormai quotidianamente, ha ancora lacune equiparabili a LAGUNE, dove affondo ad ogni chiamata di clienti madrelingua, che mettono alla luce i miei limiti, figurarsi il ceko, lingua ostica anche per persone più predisposte all’apprendimento di me.
Con questa giustificazione, mi abbandono ad un timido approccio con lo ‘studio’ del ceko.
Non lo pratico, non lo leggo, non mi sforzo, sono svogliato, pigro, come sempre lo sono stato quando si è trattato di imparare qualcosa.
Eppure avrei la possibilità di esercitarmi, ho amici che mi accolgono sempre a braccia aperte e non biasimano i miei tentativi goffi ed impacciati nel ‘parlare’.
Anzi, tutte le persone che conosco e con le quali approccio uno scambio di battute nella loro lingua, sono sempre entusiasti, seppur delle mie rituali frasi.
Sembra quasi che per un ceko sia un onore che uno straniero, un italiano, provi a parlare, o forse dovrei dire storpiare le loro parole.
Ridono educatamente davanti agli evidenti errori e limiti, profondendo riconoscenza per quegli sforzi, ormai nemmeno tanto ardui, visto che da sei anni dico sempre le stesse cose:
Ahoj/Dobry den, jak se mas/jak se mate? Ciao/Buon giorno, come stai/sta?
Non si aspettano che qualcuno provi ad interagire con loro usando i loro codici, storicamente il ceko è sempre stato stroncato dagli austriaci, poi dai russi, ora dai nuovi padroni, le potenze ‘ricche’ e capitaliste dell’occidente.
Tra gli amici corre la battuta che qualsiasi cosa mi dicano, io sorrida ed annuisca, con un mugolio tipicamente locale che ho, questo si, assimilato, ‘hhmmhhh’.
Come a dire ‘capisco’ anche se non è affatto cosi’, eppure mi fa piacere ascoltarli, cerco di concentrarmi su una parola per capire il senso di una frase, spesso non ci riesco, eppure sto li.
Una volta un amico, incontrato per strada si fermo’ a parlarmi, in ceko, lui è un tipo simpatico, la faccia mi ispira ed io ero contento di vederlo, per cui sorridevo sinceramente mentre cercava di informarmi che alcuni conoscenti erano stati arrestati per motivi politici.
Io ridevo di una notizia non piacevole...
Nessuno mi ha mai fatto pesare questa mia deficenza, gli amici di Brno, sono sempre i primi a salutarmi, ad offrirmi da bere, a provare a raccontarsi.
Io come un muro di gomma, non faccio filtrare quasi niente e ormai mi rendo conto di soffrirne.
Come aggravante a tutto ciò, oltre agli amici, ho anche la fortuna ed il piacere di ‘passare’ del piacevole tempo con J.
Tutto volge, teoricamente a mio favore.
Ma la realtà è ben diversa e questa città (e la sua gente), seppur restando stabilmente nel mio cuore, da ormai diversi anni, per come mi ha accolto, per come mi regala benessere (ma anche malessere), continua ad essere un’isola che non c’è.
Una metafora della mia voglia di fuggire, di lasciarmi alle spalle il ricordo di una vita che non volevo vivere in italia.
Ora mi chiedo se sarò mai capace di trasformare concretamente i giorni trascorsi, in giorni vissuti.
Se sarò capace di riconoscermi in questa scelta, vivendola appieno, andando oltre questa coltre di fumo che non mi fa vedere nitidamente la realtà.
Perchè ai miei occhi, alle mie orecchie mancano tanti codici, manca la chiave della comprensione delle parole in strada, su un giornale, nelle informazioni, in un cartellone degli avvisi.
Quando riuscirò a leggerli, a decodificare questi segnali, mi sentiro’ a casa, libero di poter giudicare quanto sto vivendo.
Fino ad allora l’alone del turista mi accompagnerà.
Parola del giorno: žáby jíst hmyz – le rane mangiano gli insetti
lunedì 19 aprile 2010
Immagini di un weekend
Complice il bel tempo, la nuova macchina fotografica e gli astri che si trovavano tutti in posizione favorevole, cerco di raccontarvi un tranquillo weekend in città.
Venerdì
Ore 1830 e un secondo. come il secondo tragico fantozzi mi catapulto fuori dall'ufficio, il sole fa ancora capolino e l'umore è dei migliori, gesto dell'ombrello verso l'ufficio, mentre mi dirigo alla fermata del tram.
Ore 1930. pizza surgelata, birra gelata (non peroni) e rutto libero.
Ore 2230. dopo una doccia e una dolorosa versata di dopobarba sulle parti intime, con i due home mates(uno slovacco ed uno russo), mi dirigo verso il centro.
Ore 2330. sono già mezzo ubriaco a furia di 'ceska libre', un nome da me inventato, per il 'cocktail' autarchico al 100%: Kofola (risposta locale alla bevanda colonialista stellestrisce) e rum (ceko...), il cocktail più gasato del mondo'.
Ore 0030. sono sul puntualissimo 'nocni linka' che mi riporta a casa, domani ho diversi programmi, outdoor e voglio riposare.
Sabato
Ore 930. Sveglio, lavato e vestito, mi dirigo verso una catena di supermercati, per la fatidica spesa settimanale, che mi vede lottare strenuamente tra gli scaffali ricolmi di merci dai nomi, colori ed usi impossibili. Come ogni settimana mi dirigo sconfortato sul solito pane scuro, palla d'insalata e finta mozzarella
Ore 1230. pranzo frugale con lenticchie locali, punto di cottura arduo da trovare, misterioso come il punto G.
Ore 1430. Indossati pantaloncini ascellari, maglietta della salute, mi dirigo con gli eroici home mates, verso un parco pubblico cittadino, per due calci al pallone appena acquistato.
(nella foto home mate russo in tenuta da calciatore siberiano)
Ore 1730. spettatore alla partita della gloriosa Fc Brno mi attendono festanti gli amici dello stadio, purtroppo anche una umiliante sconfitta con il sigma olomouc... :(
Ore 2130. fischiettando mi dirigo verso casa di J. lasciando gli amici dello stadio, a bere e divertirsi...'Io ho di meglio da fare!' annuncio entusiasta, con il dito indice in alto, mentre li abbandono tra fischi di disapprovazione
Ore 2230. J. mi informa che non sta bene, è stanca e non se ne parla proprio di f'are qualcosa di meglio'... :(
Ore 2330. Dopo uno scambio di opinioni ed il vano tentativo di farle cambiare idea, andiamo a dormire, solo dormire :-( ...sul divano letto più scomodo del mondo (...scherzo!... ;) ...)
Domenica
Ore 830. sveglia e corsa verso casa con l'intenzione di andare in palestra
Ore 930. dopo una colazione leggera, a base di peperoni e succo d'arancia, svengo sul letto, sognando di sollevare 200 kg con un solo braccio, il sinistro.
Ore 1230. mi sveglio e mi rendo conto che: 1)non sono andato in palestra; 2)non riesco a sollevare nemmeno il cuscino con il braccio destro; 3)devo prepararmi per uscire con J. e due suoi amici; 4)la domenica sta volgendo al termine e domani devo tristemente tornare nell'odioso ufficio
Ore 1430. con circa mezz'ora di ritardo(normalmente i ceki contendono agli orologi svizzero il record di puntualità) gli amici di J. si presentano all'appuntamento in centro, saliamo su un tram ed andiamo in una bella zona verde appena fuori città
Ore 1630. dopo una passeggiata ci avventiamo sula prima birreria disponibile
Dalle ore 1730. attività varie...
Venerdì
Ore 1830 e un secondo. come il secondo tragico fantozzi mi catapulto fuori dall'ufficio, il sole fa ancora capolino e l'umore è dei migliori, gesto dell'ombrello verso l'ufficio, mentre mi dirigo alla fermata del tram.
Ore 1930. pizza surgelata, birra gelata (non peroni) e rutto libero.
Ore 2230. dopo una doccia e una dolorosa versata di dopobarba sulle parti intime, con i due home mates(uno slovacco ed uno russo), mi dirigo verso il centro.
Ore 2330. sono già mezzo ubriaco a furia di 'ceska libre', un nome da me inventato, per il 'cocktail' autarchico al 100%: Kofola (risposta locale alla bevanda colonialista stellestrisce) e rum (ceko...), il cocktail più gasato del mondo'.
Ore 0030. sono sul puntualissimo 'nocni linka' che mi riporta a casa, domani ho diversi programmi, outdoor e voglio riposare.
Sabato
Ore 930. Sveglio, lavato e vestito, mi dirigo verso una catena di supermercati, per la fatidica spesa settimanale, che mi vede lottare strenuamente tra gli scaffali ricolmi di merci dai nomi, colori ed usi impossibili. Come ogni settimana mi dirigo sconfortato sul solito pane scuro, palla d'insalata e finta mozzarella
Ore 1230. pranzo frugale con lenticchie locali, punto di cottura arduo da trovare, misterioso come il punto G.
Ore 1430. Indossati pantaloncini ascellari, maglietta della salute, mi dirigo con gli eroici home mates, verso un parco pubblico cittadino, per due calci al pallone appena acquistato.
(nella foto home mate russo in tenuta da calciatore siberiano)
Ore 1730. spettatore alla partita della gloriosa Fc Brno mi attendono festanti gli amici dello stadio, purtroppo anche una umiliante sconfitta con il sigma olomouc... :(
Ore 2130. fischiettando mi dirigo verso casa di J. lasciando gli amici dello stadio, a bere e divertirsi...'Io ho di meglio da fare!' annuncio entusiasta, con il dito indice in alto, mentre li abbandono tra fischi di disapprovazione
Ore 2230. J. mi informa che non sta bene, è stanca e non se ne parla proprio di f'are qualcosa di meglio'... :(
Ore 2330. Dopo uno scambio di opinioni ed il vano tentativo di farle cambiare idea, andiamo a dormire, solo dormire :-( ...sul divano letto più scomodo del mondo (...scherzo!... ;) ...)
Domenica
Ore 830. sveglia e corsa verso casa con l'intenzione di andare in palestra
Ore 930. dopo una colazione leggera, a base di peperoni e succo d'arancia, svengo sul letto, sognando di sollevare 200 kg con un solo braccio, il sinistro.
Ore 1230. mi sveglio e mi rendo conto che: 1)non sono andato in palestra; 2)non riesco a sollevare nemmeno il cuscino con il braccio destro; 3)devo prepararmi per uscire con J. e due suoi amici; 4)la domenica sta volgendo al termine e domani devo tristemente tornare nell'odioso ufficio
Ore 1430. con circa mezz'ora di ritardo(normalmente i ceki contendono agli orologi svizzero il record di puntualità) gli amici di J. si presentano all'appuntamento in centro, saliamo su un tram ed andiamo in una bella zona verde appena fuori città
Ore 1630. dopo una passeggiata ci avventiamo sula prima birreria disponibile
Dalle ore 1730. attività varie...
Ultimo aggiornamento...fantozzi e filini durante scapoli vs ammogliati:
domenica 18 aprile 2010
Video manent (dalla parte di EMERGENCY)
http://www.youtube.com/watch?v=X0z6Ipi1Xww
Spero che tu veda questo video
Spero che tu ascolti queste parole, di una persona pacifista e che fa del bene
Spero che tu sappia che non esistono 'missioni di pace'
Spero che tu capisca che i 'nemici' non sono quelli cui i 'nostri' militari bombardano
Spero che tu comprenda che su questa terra ci siamo noi, la gente comune, e 'loro'
Spero che tu sia chiaro che 'loro' ci vogliono mettere uno contro l'altro
Spero che tu accetti il mio odio verso TUTTI i militari e politici
Spero che tu la smetta di credere alle tante menzogne di chi governa e gestisce anche l'informazione
Spero che tu inizi a lottare per la verità
Spero che tu in futuro non debba piangere per la morte di un politico o di un militare
Spero che tu ti indigni contro gli oppressori e contro le oppressioni di cui siamo vittime
Spero che tu un giorno possa pensare diversamente da come fai oggi
Noi...contro 'loro'
Parola del giorno: Podporam 'EMERGENCY' - io sto dalla parte di 'EMERGENCY'
Spero che tu veda questo video
Spero che tu ascolti queste parole, di una persona pacifista e che fa del bene
Spero che tu sappia che non esistono 'missioni di pace'
Spero che tu capisca che i 'nemici' non sono quelli cui i 'nostri' militari bombardano
Spero che tu comprenda che su questa terra ci siamo noi, la gente comune, e 'loro'
Spero che tu sia chiaro che 'loro' ci vogliono mettere uno contro l'altro
Spero che tu accetti il mio odio verso TUTTI i militari e politici
Spero che tu la smetta di credere alle tante menzogne di chi governa e gestisce anche l'informazione
Spero che tu inizi a lottare per la verità
Spero che tu in futuro non debba piangere per la morte di un politico o di un militare
Spero che tu ti indigni contro gli oppressori e contro le oppressioni di cui siamo vittime
Spero che tu un giorno possa pensare diversamente da come fai oggi
Noi...contro 'loro'
Parola del giorno: Podporam 'EMERGENCY' - io sto dalla parte di 'EMERGENCY'
venerdì 16 aprile 2010
L'orgasmo mancante
Ancora una volta ammetto di aver usato un titolo di 'richiamo' e non parlerò dei miei insuccessi sotto le lenzuola :)
Mi faccio un pò pena, come faceva pena 'l'autorevole' panorama che espone/va mercanzia femminile su ogni copertina.
L'orgasmo di cui intendo parlare è la metafora che un mio vecchio allenatore di calcio, usava con me, per invogliarmi a metterci anima e corpo in quello che facevo.
"Dov'è l'orgasmo?!" mi urlava, quando da ragazzino avevo classe e piedi buoni, ma non polmoni e grinta per correre sui prati verdi.
Toccavo la palla svogliatamente, spedendola però dove volevo, trotterellavo a metà campo, mentre i compagni sudavano e correvano per me.
Ho giocato a calcio fin da bambino, dai 'pulcini' di una scuola calcio del Napoli, ai tempi di Castellini, Krol, Musella...giocando il sabato pomeriggio nel glorioso San Paolo, fino ad un paio di apparizioni in prima squadra, nella seconda categoria lombarda.
Cambiavano le squadre, i campi da gioco, ma non la mia apatia, che mi ha visto lasciare il gioco del calcio, tanto amato, pur di fare a meno di allenamenti e corse.
Questo orgasmo mancante l'ho ritrovato negli anni seguenti, nei tanti ambienti di lavoro da me girati.
Solo che questa volta, mi ritrovavo io nella parte del mediano e tanti altri attorno a me, a 'giocare' senza impegno.
Senza un titolo di studio universitario, spesso lavorando con contratti a tempo determinato, interinali, stagionali, sostituzioni di maternità, stavo di fianco a colleghi che potevano parlare delle loro tesi di laurea, degli studi, dei curricula che garantivano ingegno e pretendevano diritti, posizioni e retribuzioni migliori.
In tanti anni ne ho viste molte, situazioni che mi hanno fatto ripensare, non poco, al valore attribuito agli studi, che si scontra con al realtà dei fatti e la reale capacità dimostrata.
Non sempre è andata così, devo essere sincero, ho imparato molto a fianco di ragazzi che in un secondo trovavano soluzioni, parole ed idee giuste per risolvere le problematiche.
Nel mio piccolo, da ormai dieci anni, mi occupo di questo.
Problem solving, nell'ambito dell'assistenza ai clienti delle aziende per cui ho lavorato (e lavoro).
Un lavoro umile, semplice per molti, snaturalizzato e ridotto ormai a numeri e statistiche, ma che, ostinatamente, continuo a credere ci voglia passione e volontà per poter svolgere bene.
In quelli che la gente chiama 'call centre' ci sono sempre più 'dottori' ed 'ingegneri' che quando vengono assunti si considerano di passaggio, sicuri che il pezzo di carta, gli farà guadagnare presto posizioni di maggior prestigio.
Questi fiori dell'intellighenzia, 'giocano' senza 'orgasmo'.
Il mio non è un discorso da aziendalista, sono l'ultima persona sulla faccia della terra a poterlo fare.
Quello che mi spinge a metterci impegno, durante le ore di lavoro, è solo la volontà di mettermi a disposizione di chi chiama o mi manda una email, perchè ha bisogno di aiuto.
Perchè è un cliente, come lo sono io, nella mia vita, 'Emo ergo sum' - compro dunque sono, figlio di questa società.
Da un laureato con i miei stessi anni di esperienza (eh già, perchè non tutti i dottori ed ingegneri, riescono a raggiungere le agognate posizioni di prestigio), mi aspetterei di poter imparare qualcosa.
Negli anni di lavoro all'estero, ho notato ancora di più il livellamento verso il basso nella qualità del lavoro.
Lungi da me difendere gli italiani (ci mancherebbe!) o parlar male di altri popoli (come prima: ci mancherebbe).
Ho notato però un atteggiamento ancora più remissivo nei colleghi stranieri, giovani 'dottori' appena ventenni, con pezzi di carta delle prestigiose università nord europee, dai quali non ho avuto il piacere di sentire mai un'idea, un punto di vista, un possibile miglioramento al 'modus operandi'.
Ad un italiano se dici di fare qualcosa in un tal modo, aspettati che la faccia, ma in ogni via alternativa, possibilmente diversa da quella che gli era stata richiesta.
Nel mio attuale lavoro, dobbiamo seguire procedure standard, riempire form, fare determinate domande per ogni inquiry ricevuta.
Nel team, internazionale, ognuno lo fa, seguendo diligentemente gli script.
I due italiani hanno, invece, il loro metodo personale.
Davvero personale, perchè ad un cliente che chiama, non riesco a fare le stesse domande, sempre uguali, come ad un interrogatorio della polizia.
Se ricevo una richiesta di informazioni, la elaboro, non seguo le procedure a scatola chiusa.
Chi è più intelligente di me, più titolato di me, non dovrebbe, ad esempio, chiamare un cliente, di venerdì, alle 12 circa, negli Emirati arabi uniti.
Come gli è stato, giustamente, fatto notare dalla stessa persona contattata, oltre ad essere il giorno di festa, il venerdì per gli arabi, stava chiamando anche durante il pranzo...
"Dov'è l'orgasmo?!"
Parola del giorno: Zlatá Muška - mosca d'oro
Mi faccio un pò pena, come faceva pena 'l'autorevole' panorama che espone/va mercanzia femminile su ogni copertina.
L'orgasmo di cui intendo parlare è la metafora che un mio vecchio allenatore di calcio, usava con me, per invogliarmi a metterci anima e corpo in quello che facevo.
"Dov'è l'orgasmo?!" mi urlava, quando da ragazzino avevo classe e piedi buoni, ma non polmoni e grinta per correre sui prati verdi.
Toccavo la palla svogliatamente, spedendola però dove volevo, trotterellavo a metà campo, mentre i compagni sudavano e correvano per me.
Ho giocato a calcio fin da bambino, dai 'pulcini' di una scuola calcio del Napoli, ai tempi di Castellini, Krol, Musella...giocando il sabato pomeriggio nel glorioso San Paolo, fino ad un paio di apparizioni in prima squadra, nella seconda categoria lombarda.
Cambiavano le squadre, i campi da gioco, ma non la mia apatia, che mi ha visto lasciare il gioco del calcio, tanto amato, pur di fare a meno di allenamenti e corse.
Questo orgasmo mancante l'ho ritrovato negli anni seguenti, nei tanti ambienti di lavoro da me girati.
Solo che questa volta, mi ritrovavo io nella parte del mediano e tanti altri attorno a me, a 'giocare' senza impegno.
Senza un titolo di studio universitario, spesso lavorando con contratti a tempo determinato, interinali, stagionali, sostituzioni di maternità, stavo di fianco a colleghi che potevano parlare delle loro tesi di laurea, degli studi, dei curricula che garantivano ingegno e pretendevano diritti, posizioni e retribuzioni migliori.
In tanti anni ne ho viste molte, situazioni che mi hanno fatto ripensare, non poco, al valore attribuito agli studi, che si scontra con al realtà dei fatti e la reale capacità dimostrata.
Non sempre è andata così, devo essere sincero, ho imparato molto a fianco di ragazzi che in un secondo trovavano soluzioni, parole ed idee giuste per risolvere le problematiche.
Nel mio piccolo, da ormai dieci anni, mi occupo di questo.
Problem solving, nell'ambito dell'assistenza ai clienti delle aziende per cui ho lavorato (e lavoro).
Un lavoro umile, semplice per molti, snaturalizzato e ridotto ormai a numeri e statistiche, ma che, ostinatamente, continuo a credere ci voglia passione e volontà per poter svolgere bene.
In quelli che la gente chiama 'call centre' ci sono sempre più 'dottori' ed 'ingegneri' che quando vengono assunti si considerano di passaggio, sicuri che il pezzo di carta, gli farà guadagnare presto posizioni di maggior prestigio.
Questi fiori dell'intellighenzia, 'giocano' senza 'orgasmo'.
Il mio non è un discorso da aziendalista, sono l'ultima persona sulla faccia della terra a poterlo fare.
Quello che mi spinge a metterci impegno, durante le ore di lavoro, è solo la volontà di mettermi a disposizione di chi chiama o mi manda una email, perchè ha bisogno di aiuto.
Perchè è un cliente, come lo sono io, nella mia vita, 'Emo ergo sum' - compro dunque sono, figlio di questa società.
Da un laureato con i miei stessi anni di esperienza (eh già, perchè non tutti i dottori ed ingegneri, riescono a raggiungere le agognate posizioni di prestigio), mi aspetterei di poter imparare qualcosa.
Negli anni di lavoro all'estero, ho notato ancora di più il livellamento verso il basso nella qualità del lavoro.
Lungi da me difendere gli italiani (ci mancherebbe!) o parlar male di altri popoli (come prima: ci mancherebbe).
Ho notato però un atteggiamento ancora più remissivo nei colleghi stranieri, giovani 'dottori' appena ventenni, con pezzi di carta delle prestigiose università nord europee, dai quali non ho avuto il piacere di sentire mai un'idea, un punto di vista, un possibile miglioramento al 'modus operandi'.
Ad un italiano se dici di fare qualcosa in un tal modo, aspettati che la faccia, ma in ogni via alternativa, possibilmente diversa da quella che gli era stata richiesta.
Nel mio attuale lavoro, dobbiamo seguire procedure standard, riempire form, fare determinate domande per ogni inquiry ricevuta.
Nel team, internazionale, ognuno lo fa, seguendo diligentemente gli script.
I due italiani hanno, invece, il loro metodo personale.
Davvero personale, perchè ad un cliente che chiama, non riesco a fare le stesse domande, sempre uguali, come ad un interrogatorio della polizia.
Se ricevo una richiesta di informazioni, la elaboro, non seguo le procedure a scatola chiusa.
Chi è più intelligente di me, più titolato di me, non dovrebbe, ad esempio, chiamare un cliente, di venerdì, alle 12 circa, negli Emirati arabi uniti.
Come gli è stato, giustamente, fatto notare dalla stessa persona contattata, oltre ad essere il giorno di festa, il venerdì per gli arabi, stava chiamando anche durante il pranzo...
"Dov'è l'orgasmo?!"
Parola del giorno: Zlatá Muška - mosca d'oro
martedì 13 aprile 2010
Il Mito e la 'crisi'
Non ho molta voglia di scrivere ultimamente.
Sono tornato dall'italia, dove ho trascorso 5 giorni per pasqua, ed ho molto tempo da recuperare in attività, che ultimamente avevo abbandonato.
Anche stasera, di ritorno dalla palestra, mi stavo apprestando a spegnere il pc per (ri)leggermi un libro del mio scrittore preferito, Edward Bunker, portato dall'italia.
Bunker, uno dei miei pochi miti, uno dei pochi americani che ammiro, un genio (secondo i test del qi) che ha trascorso quasi più anni della sua vita tra carcere, riformatori giovanili, scuole militari e collegi, che non in libertà.
Un uomo che scrive con uno stile unico, testi che traspirano verità, umiltà, carattere, rabbia, odio, passione...
Mi ci è voluto poco per identificarmi in Eddie.
"Sarei sceso in guerra contro la società, o forse mi sarei soltato limitato a riprendere le ostilità. Non provavo più alcun timore. Mi dichiarai libero da ogni regola, eccetto quelle che io stesso avessi voluto accettare. E anche quelle le avrei mutate a mio piacere. Avrei afferratto tutto ciò che avrei desiderato. Avrei ripreso ad essere quello che ero, ma con più determinazione. Un criminale."
Un criminale...per questa società in cui si vive, sempre pronta a giudicare e condannare chi è diverso, chi si estranea dalla massa, chi ha voglia di opporsi.
Intanto altri criminali sono liberi, liberi di decidere delle vite di tutti noi, dall'alto dei loro posti di comando.
Loro decidono le 'crisi' (il termine 'crisi' lo virgoletto, visto che non è reale, ma spudoratamente falso ed artificioso) economiche, le guerre, i prezzi che salgono e scendono e che paghiamo noi.
Sempre e solo noi...
http://brnonow.com/2010/04/apartment-prices-fall/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+BrnoNow+%28Brno+Now%29
Come si può dire...'many people decide not to buy an appartment'...
La gente, the people, non decidono di non comprare una casa, perchè fa caldo o freddo, perchè piace o non piace.
Se la gente, noi, 'people', non ha comprato casa, andando in affitto, è perchè, magari, non ha i soldi per un investimento che poi 'qualcuno' distruggerà con le sue bolle finanziarie o immobiliari.
'People not buy an apartment' perchè non ha garanzie sul il lavoro che gli permette di vivere, non di speculare, come fanno quelli che decidono per la gente, noi.
Lavoro che può essere trasferito in cina o india, da un giorno all'altro e se ti ritrovi con un bel mutuo di 30 anni da pagare...
Vorrei tanto leggere qualche articolo dei bravi giornalisti che spieghino le cose come stanno, senza dover lasciare un povero sfigato come me a dare interpretazioni strampalate.
Vado a riposare, sono stanco e amareggiato, come sempre.
Parola del giorno: starat, Eddie - Stammi bene, Eddie!
Sono tornato dall'italia, dove ho trascorso 5 giorni per pasqua, ed ho molto tempo da recuperare in attività, che ultimamente avevo abbandonato.
Anche stasera, di ritorno dalla palestra, mi stavo apprestando a spegnere il pc per (ri)leggermi un libro del mio scrittore preferito, Edward Bunker, portato dall'italia.
Bunker, uno dei miei pochi miti, uno dei pochi americani che ammiro, un genio (secondo i test del qi) che ha trascorso quasi più anni della sua vita tra carcere, riformatori giovanili, scuole militari e collegi, che non in libertà.
Un uomo che scrive con uno stile unico, testi che traspirano verità, umiltà, carattere, rabbia, odio, passione...
Mi ci è voluto poco per identificarmi in Eddie.
"Sarei sceso in guerra contro la società, o forse mi sarei soltato limitato a riprendere le ostilità. Non provavo più alcun timore. Mi dichiarai libero da ogni regola, eccetto quelle che io stesso avessi voluto accettare. E anche quelle le avrei mutate a mio piacere. Avrei afferratto tutto ciò che avrei desiderato. Avrei ripreso ad essere quello che ero, ma con più determinazione. Un criminale."
Un criminale...per questa società in cui si vive, sempre pronta a giudicare e condannare chi è diverso, chi si estranea dalla massa, chi ha voglia di opporsi.
Intanto altri criminali sono liberi, liberi di decidere delle vite di tutti noi, dall'alto dei loro posti di comando.
Loro decidono le 'crisi' (il termine 'crisi' lo virgoletto, visto che non è reale, ma spudoratamente falso ed artificioso) economiche, le guerre, i prezzi che salgono e scendono e che paghiamo noi.
Sempre e solo noi...
http://brnonow.com/2010/04/apartment-prices-fall/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+BrnoNow+%28Brno+Now%29
"Real estate is as cheap as it was back in 2006. Prices of old apartments fell to 80 % of the peak levels of 2008. Apartments located in blocks of flats are even cheaper now, as their prices are on two thirds of the peak values.
For CZK 2,000,000 (€80,000), you can buy a nice one-bedroom apartment in a good quarter of Brno, two-bedroom apartment in a block of flats near city centre or a three-bedroom apartment somewhere in ugly suburb.
This, of course, is a sign of the “bad economy”. However, rents have grown up, as many people decide not to buy an apartment and choose to rent it instead."
Come si può dire...'many people decide not to buy an appartment'...
La gente, the people, non decidono di non comprare una casa, perchè fa caldo o freddo, perchè piace o non piace.
Se la gente, noi, 'people', non ha comprato casa, andando in affitto, è perchè, magari, non ha i soldi per un investimento che poi 'qualcuno' distruggerà con le sue bolle finanziarie o immobiliari.
'People not buy an apartment' perchè non ha garanzie sul il lavoro che gli permette di vivere, non di speculare, come fanno quelli che decidono per la gente, noi.
Lavoro che può essere trasferito in cina o india, da un giorno all'altro e se ti ritrovi con un bel mutuo di 30 anni da pagare...
Vorrei tanto leggere qualche articolo dei bravi giornalisti che spieghino le cose come stanno, senza dover lasciare un povero sfigato come me a dare interpretazioni strampalate.
Vado a riposare, sono stanco e amareggiato, come sempre.
Parola del giorno: starat, Eddie - Stammi bene, Eddie!
domenica 11 aprile 2010
Sesso e salute
Mi spiace, il post non parla di sesso, in senso pratico, nè vuole mostrare immagini di donne ignude, in rete c'è l'imbarazzo della scelta per entrambi questi argomenti.
No, dai, scherzo, magari a fine post un paio di tette le faccio vedere.
Anyway, quello che realmente voglio è raccontare un pò della mia esperienza ed il rapporto con l'altro sesso (eh già, non sono gay, anche se oggi va tanto di moda), diversificando tra l'italia, dublino e brno.
Interessante, vero? :)
In italia dove ho vissuto fino ai 33 anni, ho avuto un discreto numero di relazioni, alcune positive, altre meno.
Non sono qui a vantarmi di quante ragazze ho avuto, che tra l'altro non sono molte, rispetto alla media.
Appartengo a quella generazione che è cresciuta con l'incubo dell'aids.
La peste del secolo, come si diceva quando ero ragazzino, ed ero con gli ormoni in fibrillazione.
Ormoni che per molti anni ho dovuto tenere a freno, da solo e rinchiuso in bagno, visto che le ragazzine della mia età, erano spaventatissime dalla sindrome di immunodeficenza acquisita.
Le voci correvano incontrollate, si arrivò a dire che la saliva, anche attraverso i baci, trasmettesse la malattia.
Come 'informava' una pubblicità del 1989 (io avevo 15 anni...) "più partner si cambiano più rischio si corre...".
Immaginate il terrore tra i giovani di allora.
Insomma, non ho battuto chiodo fino alla ventina, perdendo molto del miglior periodo della gioventù.
Ma questa sarebbe un'altra storia.
Generalmente, dopo quel periodo, le ragazze italiane con cui sono stato, richiedevano assolutamente l'uso del preservativo, che tra l'altro non era nemmeno così economico...e visto che avevo molto tempo perso da recuperare...ho dovuto fare parecchi straordinari a lavoro.
Negli ultimi anni, però, lo spauracchio dell''alone viola' è andato scemando.
Mi è capitato, così, di frequentare qualche ragazza e dopo le solite frasi di circostanza, il solito invito a cena, la serata fuori (chiaramente a spese esclusivamente mie, visto che le ragazze italiane amano i 'gentiluomini') etc etc...arrivando al dunque, non mi è stata imposta la 'condicio sine qua non' del guanto di gomma.
In un certo senso a me andava bene, donavo il sangue, quindi ero sotto controllo e mi potevo risparmiare il 'fastidio' nel momento cruciale (e poi si sa, con l'€ tutti i prezzi sono raddoppiati).
Andando in irlanda, anzi a dublino, nel 2007, la situazione non è cambiata.
Serata al pub, tasso alcolico elevato ed è capitato di finire la serata non da solo.
Per correttezza d'informazione, mai con un irlandese, quindi l'esperienza irish non è diretta alle ragazze del posto, ma solo alla location.
Magari la prima volta capitava che sia stato richiesto il 'salvagente', ma già alla seconda, no.
In rep ceka, mi sono stupito di aver sempre, dico sempre, trovato ragazze che pretendevano l'uso del condom.
Le ragioni sono varie, probabilmente loro erano avvezze a cambiare frequentemente partner o magari la coscienza personale è più forte, non saprei.
In tutto questo, visto che da almeno tre anni non dono più sangue, non solo perchè sono via dall'italia, ma anche e soprattutto perchè l'associazione per cui donavo si è rilevata essere non professionale (leggasi non comunicazione di livello di globuli rossi basso, visto che ero vegetariano, o nel caso di mia madre, donazione accettata dopo un viaggio in thailandia con seguito di infezione virale, suppur lieve), ho voluto fare un test hiv.
L'ho fatto per me stesso, ma anche per dare sicurezza alla persona con cui ho il piacere di dividere questa parentesi della mia vita (n.d.r. ahoj!!!).
Andando in italia per le festività pasquali, mi sono informato su come poter effettuare il test.
Dal sito della lila, ho appreso che il test è gratuito.
Ho chiamato il numero verde nel centro più vicino a dove abito, presso l'ospedale san raffaele e...sorpresa...non mi hanno confermato quanto pubblicato su internet.
Insomma ho dovuto pagare, pur avendo anche una prescrizione del medico di famiglia.
I risultati sono disponibili dopo 48 h.
Per stare a posto, si possono anche pagare circa 15€ di ticket, ma perchè non dare mai informazioni corrette?
Come promesso ecco una foto di una ragazza dei miei tempi, che mostra una tetta...
No, dai, scherzo, magari a fine post un paio di tette le faccio vedere.
Anyway, quello che realmente voglio è raccontare un pò della mia esperienza ed il rapporto con l'altro sesso (eh già, non sono gay, anche se oggi va tanto di moda), diversificando tra l'italia, dublino e brno.
Interessante, vero? :)
In italia dove ho vissuto fino ai 33 anni, ho avuto un discreto numero di relazioni, alcune positive, altre meno.
Non sono qui a vantarmi di quante ragazze ho avuto, che tra l'altro non sono molte, rispetto alla media.
Appartengo a quella generazione che è cresciuta con l'incubo dell'aids.
La peste del secolo, come si diceva quando ero ragazzino, ed ero con gli ormoni in fibrillazione.
Ormoni che per molti anni ho dovuto tenere a freno, da solo e rinchiuso in bagno, visto che le ragazzine della mia età, erano spaventatissime dalla sindrome di immunodeficenza acquisita.
Le voci correvano incontrollate, si arrivò a dire che la saliva, anche attraverso i baci, trasmettesse la malattia.
Come 'informava' una pubblicità del 1989 (io avevo 15 anni...) "più partner si cambiano più rischio si corre...".
Immaginate il terrore tra i giovani di allora.
Insomma, non ho battuto chiodo fino alla ventina, perdendo molto del miglior periodo della gioventù.
Ma questa sarebbe un'altra storia.
Generalmente, dopo quel periodo, le ragazze italiane con cui sono stato, richiedevano assolutamente l'uso del preservativo, che tra l'altro non era nemmeno così economico...e visto che avevo molto tempo perso da recuperare...ho dovuto fare parecchi straordinari a lavoro.
Negli ultimi anni, però, lo spauracchio dell''alone viola' è andato scemando.
Mi è capitato, così, di frequentare qualche ragazza e dopo le solite frasi di circostanza, il solito invito a cena, la serata fuori (chiaramente a spese esclusivamente mie, visto che le ragazze italiane amano i 'gentiluomini') etc etc...arrivando al dunque, non mi è stata imposta la 'condicio sine qua non' del guanto di gomma.
In un certo senso a me andava bene, donavo il sangue, quindi ero sotto controllo e mi potevo risparmiare il 'fastidio' nel momento cruciale (e poi si sa, con l'€ tutti i prezzi sono raddoppiati).
Andando in irlanda, anzi a dublino, nel 2007, la situazione non è cambiata.
Serata al pub, tasso alcolico elevato ed è capitato di finire la serata non da solo.
Per correttezza d'informazione, mai con un irlandese, quindi l'esperienza irish non è diretta alle ragazze del posto, ma solo alla location.
Magari la prima volta capitava che sia stato richiesto il 'salvagente', ma già alla seconda, no.
In rep ceka, mi sono stupito di aver sempre, dico sempre, trovato ragazze che pretendevano l'uso del condom.
Le ragioni sono varie, probabilmente loro erano avvezze a cambiare frequentemente partner o magari la coscienza personale è più forte, non saprei.
In tutto questo, visto che da almeno tre anni non dono più sangue, non solo perchè sono via dall'italia, ma anche e soprattutto perchè l'associazione per cui donavo si è rilevata essere non professionale (leggasi non comunicazione di livello di globuli rossi basso, visto che ero vegetariano, o nel caso di mia madre, donazione accettata dopo un viaggio in thailandia con seguito di infezione virale, suppur lieve), ho voluto fare un test hiv.
L'ho fatto per me stesso, ma anche per dare sicurezza alla persona con cui ho il piacere di dividere questa parentesi della mia vita (n.d.r. ahoj!!!).
Andando in italia per le festività pasquali, mi sono informato su come poter effettuare il test.
Dal sito della lila, ho appreso che il test è gratuito.
Ho chiamato il numero verde nel centro più vicino a dove abito, presso l'ospedale san raffaele e...sorpresa...non mi hanno confermato quanto pubblicato su internet.
Insomma ho dovuto pagare, pur avendo anche una prescrizione del medico di famiglia.
I risultati sono disponibili dopo 48 h.
Per stare a posto, si possono anche pagare circa 15€ di ticket, ma perchè non dare mai informazioni corrette?
Come promesso ecco una foto di una ragazza dei miei tempi, che mostra una tetta...
sabato 3 aprile 2010
...coerenza (???)
Qualche settimana fa, un 'intellettuale', un genio del cinema, tale mario monicelli, ha detto la sua, ha parlato di un 'pagliaccio', poi di un 'imprenditore milionario', degli italiani.
Fin qui tutto bene.
Ognuno ha le sue idee, che io posso condividere o meno.
Ma questo 'scienziato di vita', ha iniziato a parlare di speranza.
'La speranza è una trappola, è una brutta parola, che non si deve usare, la speranza è una trappola inventata dai padroni (...) mai avere una sparanza, la speranza è una trappola, è una cosa infame, inventata da chi comanda...
Come finisce questo film, maestro?
Come finisce...non lo so, non lo so come finisce, ma io SPERO...'
MA IO SPEROOOOOOOOO ????????????????????
MA IO SPEROOOOOOOOO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Presente indicativo del verbo sperare.
Come???????????
Mi hai frantumato i coglioni con le tue parole pessimiste del cazzo,con la tua filosofia da 2 soldi, dicendomi che la speranza è dei padroni, è infame, non esiste e poi mi dici...'io SPERO' ????
mavaffanculo MAESTRO!
Mettiti a lavorare e ascoltati cosa pensano dei ragazzi cassaintegrati sardi!
'Chi LOTTA può perdere, chi non lotta ha già perso!'
'Chi non demorde, quasi sempre...VINCE!'
Parola del giorno: Do Prdele! Vaffanculo!
Fin qui tutto bene.
Ognuno ha le sue idee, che io posso condividere o meno.
Ma questo 'scienziato di vita', ha iniziato a parlare di speranza.
'La speranza è una trappola, è una brutta parola, che non si deve usare, la speranza è una trappola inventata dai padroni (...) mai avere una sparanza, la speranza è una trappola, è una cosa infame, inventata da chi comanda...
Come finisce questo film, maestro?
Come finisce...non lo so, non lo so come finisce, ma io SPERO...'
MA IO SPEROOOOOOOOO ????????????????????
MA IO SPEROOOOOOOOO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Presente indicativo del verbo sperare.
Come???????????
Mi hai frantumato i coglioni con le tue parole pessimiste del cazzo,con la tua filosofia da 2 soldi, dicendomi che la speranza è dei padroni, è infame, non esiste e poi mi dici...'io SPERO' ????
mavaffanculo MAESTRO!
Mettiti a lavorare e ascoltati cosa pensano dei ragazzi cassaintegrati sardi!
'Chi LOTTA può perdere, chi non lotta ha già perso!'
'Chi non demorde, quasi sempre...VINCE!'
Parola del giorno: Do Prdele! Vaffanculo!
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