giovedì 6 gennaio 2011

Riflessione di una ceca

La primavera non è ancora arrivata, anzi, l'inverno quest'anno meno nevoso del solito, si fa sentire con il suo vento freddo.
Una primavera pero' sembra essersi insediata in me.
Ho voglia di fare, di pensare, di leggere, di fare movimento.
Dopo un letargo lungo, ho voglia di parlare, di provare a cambiare, di interagire, di imparare.
Curiosità che si aprono come cassetti ad ogni spunto.

A natale, il 26, ero a casa degli zii di Jana, ottimo pranzo, ottima compagnia.
Poi una domanda postami dal fratello di Jana: 'tu non hai paura degli arabi?'
D'istinto ho risposto di NO, perchè dovrei?
Mi fanno paura i fanatici religiosi e politici, questo si e di qualunque specie.

Oggi leggo questa interessante riflessione di una giovane giornalista ceca, Petra Hůlová, sulle donne del futuro.
Uno spunto importante per avere un'idea del paese e dei cechi.

Tutti dicono che il futuro dell'Europa è in mano alle donne, ma di che futuro si tratta? Tra i riflussi dell'emancipazione femminile e l'influenza dell'islam, il risultato finale potrebbe essere paradossale.

Si prepara già a portare il burqa", mi dice mio marito indicando sorridente nostra figlia di sei mesi che, istintivamente, si è appena tirata su la coperta fino agli occhi. Spesso ci piace scherzare sull'Europa futura dei nostri figli, immaginando come potrebbe essere. Quando internet sarà solo il simbolo di un'epoca passata, come già il telegramma o il fax, e quando qualcuno ricorderà le nostre attuali ipotesi sull'avvenire, di sicuro si sbellicherà dalle risate come si fa oggi con i film di fantascienza dell'epoca del cinema muto. Ma non si può evitare di pensare al futuro.

Provateci. Non è forse vero che ci si aspetta che ogni europeo responsabile si prepari per il futuro? Di sicuro [l'europeo] non appartiene a un popolo primitivo e fatalista, che vive giorno per giorno, anche se non avere internet, una bicicletta o uno sciacquone per i servizi non rende un uomo inferiore. Lo stesso vale per chi porta il burqa, salvo che in Europa non siamo proprio innamorati dei musulmani. Ma su internet sono come a casa loro, si sentono molto meglio che nella Francia e nella Germania dove sono nati.

Oggi i dibattiti sui musulmani e l'Europa sono molto di moda. Persino nel mio paese natale, la Repubblica Ceca, anche se prendersela con un musulmano non è proprio una cosa comune nelle città. "Che importa", affermano le teste calde della destra ceca, "che vadano tutti al diavolo!". Per ora nel mio paese, in mancanza di un numero sufficiente di musulmani, se la prendono invece con i rom, i vietnamiti e a volte con le donne.

Persino nelle riviste più conformiste, piene di belle immagini e specializzate nella cura della casa e del giardino, si dice che il futuro dell'Europa appartiene alle donne. Un'affermazione che non ha nulla di stravagante, e quelli che si oppongono a quest'idea hanno solo il dente avvelenato contro le donne o immaginano le europee del futuro avvolte nei burqa, pensando che vestite così avranno grosse difficoltà a governare. Sempre che ci sia ancora qualcosa da governare.

La specie europea si sta estinguendo lentamente, e secondo alcuni la colpa ricadrà proprio sulle stesse donne emancipate alle quali dovrebbe appartenere il futuro dell'Europa. Più il loro livello di formazione è alto più sono a loro agio finanziariamente e meno figli fanno, quelle scostumate! Certe femministe sottendono che la colpa sia degli uomini, perché sono loro che hanno inventato la pillola contraccettiva, per poter approfittare liberamente dei piaceri della carne eliminando il rischio della procreazione. Ma basterebbe un ritorno collettivo al preservativo per invertire la rotta? difficile.

Le europee del 2040

Quando guardo mia figlia, di cui vedo emergere dalla coperta solo due piccoli occhi blu e un piccola testa calva, immagino noi due, europee, tra 30 o 40 anni. Io mi sarò unita all'esercito dei pensionati esasperati. Invaderemo le strade, in massa, l'amara vecchiaia di quelle che hanno avuto un passato migliore, come il passato sempre appare agli anziani che guardano indietro alla loro gioventù. Senile e disillusa, affronterò con i miei contemporanei la quarta generazione degli e-book, quelli che si possono custodire in tasca come una lettera d'amore, con mio smartphone di dodicesima generazione sempre acceso, in caso i miei nipotini vogliano chiamarmi, mentre mia figlia volerà a 500 chilometri orari su un'autostrada virtuale. Con il finestrino abbassato il suo burqa fluttuerà elegantemente nel vento. L'autostrada sarà piena di donne tutte uguali.

Le europee del 2040 si batteranno di nuovo (quante volte l'hanno già fatto!) per la loro emancipazione. A condizione, sia chiaro, che tutto vada bene, che saremo ancora in piedi. E non penso alle euro-regioni, alla moneta unica o all'idea di Europa, ma piuttosto alle città, ai patrimoni e alla gente. Come in quei film catastrofici. Immagino una tragedia ecologica, il crollo di internet, un'epidemia. Davanti all'eventualità di simili eventi funesti la prospettiva di una lenta estinzione della specie europea o di un'Europa a maggioranza musulmana è più che accettabile. Quanto alle donne, anche se si ritrovassero di nuovo relegate in casa non sarebbe in fondo così grave. Basta poco per sbarazzarci di questa visione oscura dell'avvenire: più nascite, più austerità e meno sprechi.

Guardo mia figlia e mi rendo conto che tra qualche anno quella che parlerà con i "se" sarò io, mentre lei mi lancerà un'occhiataccia. "Tu mi dici quello che devo fare?". Sempre la stessa storia. Le esortazioni non possono che irritare. In Repubblica Ceca siamo particolarmente allergici [agli ordini], dopo 40 anni di esperienza comunista. Che qualcuno provi oggi a fare l'ingegnere del futuro, questo no! A meno che non si tratti di un forum o di un seminario, dove si presentano ipotesi e si discute innocentemente. Punto. La storia non dimostra forse che gli avvenimenti hanno sempre un epilogo diverso da quello previsto? Certo. Ecco una conclusione simpatica. Ma chi ci crederà davvero?

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