
Be READY!!!!!!
...conosciuta per caso, sette anni fà, lentamente, con onestà, facendosi apprezzare per ciò che ha di bello ma senza nascondere i suoi difetti. Questa città mi ha conquistato...il blog, lo dedico a lei ed ai tanti, sinceri, amici di Brno.
Ho conosciuto Vaclav Havel quand’era dissidente, alla fine degli anni Ottanta. Andare a trovarlo nell’appartamento lungo la Moldava – dove riceveva volentieri i giornalisti occidentali – poteva significare guai. Per «il Giornale» di Montanelli, da Praga, ho seguito tutta la «rivoluzione di velluto» del 1989, forse la più elegante ed entusiasmante tra quelle che hanno deposto il comunismo nell’Europa centro-orientale. Vaclav Havel se ne ricordava, e una volta salito al Castello come Presidente, da galantuomo, ha mantenuto la promessa di concedermi un’intervista. La prima in Italia, credo. Questa non è la riproduzione di quell’intervista (pubblicata il 10 maggio 1990), ma la genesi – davvero bizzarra – di quell’incontro. Spero dia il sapore dei tempi, del luogo e di un uomo davvero speciale.
Fino a sei mesi fa i dissidenti (giornalisti senza giornali, attori senza scritture e professori senza cattedre) erano a disposizione: qualcuno implorava un'intervista, qualcun altro si accontentava di una copia di Newsweek. In novembre, durante la rivoluzione, tutti ridevano in compagnia, bevendo birra chiara al caffè Slavia. In gennaio gli stessi dissidenti, diventati ministri e parlamentari, rispondevano ancora al telefono, ma le voci erano diventate improvvisamente fredde. In marzo hanno smesso di rispondere al telefono. Al loro posto parlava una moglie, una segretaria, un'amica: «Il ministro non c'è. Si rivolga all' ufficio stampa del ministero». Inutile dire «Guardi che io il ministro lo conosco. Guardi che quand'era dissidente gli portavamo tutti le sigarette». La voce a quel punto si fa annoiata, come se tutti quelli che telefonano dicessero la stessa cosa, come se tutti, un giorno, avessero portato sigarette al ministro: «Mi spiace. Si rivolga all'ufficio stampa.»
Hanno ragione i ministri di oggi, dissidenti di ieri. I giornalisti sono troppi, vogliono troppe interviste, fanno troppe domande. Abbiamo ragione anche noi però, che in dicembre incontravamo il signor Václav Klaus nel guardaroba di un teatro, e ce ne andavamo con un indirizzo scritto su un foglietto fotocopiato e ritagliato. Václav Klaus è diventato ministro delle finanze, l'uomo che dovrebbe portare il paese nell'economia di mercato: ora avrà un vero biglietto da visita, ma prima era più simpatico. La difficoltà ad orientarmi in un mondo capovolto mi ha spinto verso la nuova sede del «Forum dei cittadini» in piazza Jungamannovo, con il vecchio taccuino in mano. Adesso qualcuno si siede qui, ho gridato, e mi dice che fine hanno fatto tutti gli amici, tutta la gente che regalava il numero di telefono, tutti quelli che al caffè Slavia bevevano in compagnia.
Un funzionario si è commosso. Gentilmente, ha preso un lungo foglio uscito dalla stampante di un computer. «Prenda nota. Jiri Dienstbier, giornalista, ex bruciatorista: ora è ministro degli esteri, e questo lei lo sa. Eda Kriseova, scrittrice, autrice di «La clavicola del pipistrello»: consigliere personale del presidente. Vera Cáslavská, ginnasta olimpica: consigliere del presidente; Michal Kocab, cantante rock - sì quello che girava con gli occhiali neri e il giubbotto di cuoio. Anche lui è consigliere del presidente, e capogruppo del «Forum Civico» in Parlamento. Rita Klimova, quella che traduceva dal ceko all'inglese seduta di fianco a Havel: ambasciatore a Washington. Serve altro?». Senza più conoscenze - o meglio: le conoscenze ci sono ancora, ma sono rinchiuse nei loro uffici, difese dalle loro segretarie - sembrava impossibile arrivare fino a Václav Havel. Pur avendo il suo numero di telefono. Pur essendo stati a casa sua.
Da quando è presidente, vive braccato da giornalisti, diplomatici, politici e questuanti; tutti, rigorosamente, con il suo numero di telefono. Ma nella fiera dell'est c'è sempre una sorpresa in agguato. La mia si chiamava – pensate un po’ - Milan. Niente a che fare con il calcio. Il signor Milan Matous, che viaggia impettito verso i settanta, fuggì dalla Cecoslovacchia nel 1948 perché non voleva vivere agli ordini del comunista Gottwald. Era un atleta (nazionale di hockey su ghiaccio e componente della squadra di coppa Davis), aveva sposato un'atleta e ha una figlia atleta (Elena Matous, campionessa di sci), la quale ha sposato un altro atleta: Fausto Radici, sciatore non boemo, ma bergamasco. Negli anni Cinquanta Matous allenò la nazionale italiana di hockey su ghiaccio. Oggi vive in montagna, a Cortina d'Ampezzo, dove ha fatto amicizia con Giorgio Soavi. Questo - lo ammetto - avrebbe dovuto mettermi in allarme. Quando è tornato in patria dopo quarantadue anni - orgoglioso, con il suo vecchio passaporto - il signor Matous voleva rendersi utile. Utile con tutta la passione, il trasporto e l'irragionevolezza di un boemo che ha deciso di rendersi utile. Utilissimo, insomma. Ci siamo conosciuti per caso.
Matous aveva saputo che volevo incontrare Václav Havel, e ha detto: «Ci penso io». Ho spiegato allora che ottenere un'intervista era complicato. Milan Matous ha ascoltato, poi ha comunicato la sua decisione: sarebbe salito al castello e avrebbe convinto il presidente. Ho ringraziato, ho ripetuto che sarebbe stata una passeggiata inutile. Milan Matous ha sorriso. Il sorriso paziente di chi vive sulle Dolomiti, e sente dire a un milanese che qualcosa è impossibile. Penso che si ricorderanno per un pezzo di Milan Matous a Hradcany, dimora dei re di Boemia, residenza dei presidenti. Dopo essere arrivato fino alla segreteria di Havel, aver abbracciato la ginnasta Vera Cáslavská, aver salutato le guardie del corpo e le dattilografe, Matous ha spiegato a tutti che Havel era un uomo morale, e aveva perciò il dovere morale di concedere un'intervista al «Giornale» di Montanelli, che aveva sempre parlato bene di lui, e male dei comunisti.
Poiché gli ardimentosi sono anche fortunati, Havel è uscito in corridoio. Milan Matous è partito all'attacco: «Presidente, sul muro della sua camera, quand'era bambino, c'erano dipinti alberelli e coniglietti. » Václav Havel, che è abituato a sentirsi dire di tutto, ma non che è cresciuto tra alberelli e coniglietti, si è fermato di colpo: «È vero. Ma lei come lo sa?» «Perché li ha dipinti mia moglie, che era buona amica di sua madre», ha spiegato Matous con la logica rigorosa di chi vive sulle Dolomiti. «E adesso - ha aggiunto con un gran sorriso - lei deve dare un'intervista al Giornale, che su di lei ha scritto tante belle cose». Poiché gli Havel sono estrosi almeno quanto i Matous, l'intervista è stata concessa, e l'abbiamo pubblicata. Oggi volevamo soltanto ringraziare l'amico di Soavi, e i coniglietti del presidente.
S pozdravem / Best regards / Mit freundlichen Grüssen
Mgr. Katerina Maje.inova
Claim Department
Post Office 68, P.O.Box 119
CZ-160 08 Prague 6
30 November, 2011
To: All Mot..ola Solutions EMEA Employees
From: Travis Hen.veld, Director United Nations and Multinational Accounts, Worldwide Field Operations EMEA
United Nations & Multinational Accounts Team Organisation
As we celebrate the recent extension through June 2016 of Mot..ola Solutions’ Long Term Agreement with the United Nations (UN), we continue to build a Multinational Account Sales team that will allow us to go deep and wide with valuable and strategic customers.
Last year, Malika Ao.jdad joined the UN account team from the Middle East Africa Radio Channel organization. Since then, her focus has been on strengthening our presence in the Enterprise space within the UN community, by developing a stronger relationship with relevant end customers and channel partners. We now have secured UN Long Term Agreements for both the MC9000 and MC65 products, and identified a pipeline of upside opportunities for 2012. JC Gon.alez also joined the team last year, as we combined efforts with Latin America (LACR) to develop the UN business in this region. The results are paying off, and we just secured the largest UN channel order to date, an ASTRO systems expansion project for UNOPS Argentina.
Now, I am pleased to announce that Wolf.am Spoe.lein has joined the team as Global Account Manager for the Nestle account. Like the UN, Nestle appreciates enormously Mot..ola Solutions’ product and services portfolio, and has a significant operations footprint in EMEA. In his new role, Wol.ram will report directly to me, and will also manage our relationship with Phillip Morris International. I would like to take this opportunity to thank Peggy Da.ison for her continuous support with the Nestle account during 2011, on top of her role as Global Client Program Lead.
...notizie personali non importanti...
Please join me in welcoming Wol.ram to the team, and thanks to all for your continued support in helping to develop our business with global customers.
Best regards
Travis Hen.veld |
Tutto il resto era detenuto da investitori istituzionali: banche, assicurazioni e fondi. Più precisamente: 3,6% Banca d’Italia; 26,2% banche commerciali italiane, 13,8% assicurazioni e fondi italiani, 10,6% banche estere, 32,8% fondi esteri. In conclusione, limitatamente alla parte di debito detenuto dagli investitori istituzionali, la suddivisione fra soggetti italiani ed esteri è praticamente al 50%, mentre la suddivisione fra banche e fondi è rispettivamente del 46,8 e 53,2%.
6) Chi deteneva il debito in passato?
Nel 1991 quasi interamente gli italiani, nel 2005 la maggioranza era detenuta da stranieri ed oggi siamo tornati a detenere il nostro debito.
Nell'Unione europea, nel 2008, i non-residenti detenevano il 98,7% del debito pubblico portoghese; 82,2% di quello Irlandese; 73,5% del debito pubblico tedesco; 70,8% del debito francese, ma solamente il 34,7% del debito pubblico del Regno Unito.
7) Come si è arrivati al debito pubblico attuale? (aggiornato al 2010)
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