In ritardo inserisco la fine del racconto...
...
Il viaggio in treno da dnipropetrovsk a Kyiv (kiev) mi
spaventa di meno, dopo le 18 ore affrontate in precedenza.
Il treno gialloblu è anche più nuovo e confortevole, i
servizi igienici sono decenti, per cui mi abbandono sulla mia cuccetta
superiore con molta più tranquillità, pensando di godermi il viaggio notturno e
svegliarmi a destinazione riposato, eppure…
Non avevo fatto conto con due fattori, la bambina nello
scompartimento, che si lagna per tutta notte, ma soprattutto le incredibili
impostazioni del sistema di riscaldamento del treno.
Pur essendomi già tolto la felpa e rimanendo in maglietta,
non posso smettere di tormentarmi per il gran caldo, l’aria ferma e satura che
avvolge tutto il vagone.
Nel pieno della notte non resisto, tutto sudato e
frastornato, scendo con difficoltà dal lettino, cercando di non dare fastidio a
chi dorme sotto, vado in bagno a sciacquarmi, poi in corridoio, apro la parte
superiore dei vetri, per far passare aria fresca.
Mi accorgo che siamo fermi, in aperta campagna, il buio
totale attorno a noi.
Realizzo più tardi che è dovuto al cambio di ora legale,
dalle 3 del mattino ci siamo fermati fino alle 3 del mattino…
Quando decido di rimettermi in branda faccio un disastro,
stanco e poco avvezzo con questi treni, cercando di risalire metto un piede sul
tavolino, rovesciando i bicchieri che la donna aveva lasciato…latte, acqua e
del succo vanno ovunque sul suo letto e mi devo sorbire 5 minuti di saracche in
ukraino.
Provo a scusarmi con un ‘sorry’ ma quando vedo che la sua
liturgia va troppo per le lunghe, inizio anche io a farle capire che magari
avrebbe potuto immaginare che sarei voluto scendere dal lettino.
Lo dico in italiano e non credo mi abbia capito realmente,
ma comunque si alza e maneggia qualcosa, vicino alla porta, quando va via nel
corridoio, vedo che ha aperto dei ganci, che in effetti, servono da appoggio
per il piede di chi deve salire sulla cuccetta superiore.
Vabbè, ma come facevo a saperlo?!
Mi rimetto a dormire, dopo la sosta di un’ora il treno
riparte ed in un paio d’ore la luce del mattino mi sveglia, manca poco all’arrivo
e questa volta posso godermi una rinfrescata in bagno.
Anche qui non è facile capire come usare l’acqua, non ci
sono manopole o pulsanti, semplicemente si mette la mano sotto il rubinetto e
facendo una leggera pressione verso l’alto con il palmo, si fa scorrere l’acqua.
Riuscire a non schizzarsi, almeno per un principiante come
me, è come fare 6 al superenalotto con una schedina base.
Sono a kiev dal primissimo mattino.
Ho un ostello prenotato, ma non posso certo arrivare li alle
7.
Decido quindi di camminare, cercando di far trascorrere del
tempo e presentarmi ad un orario ancora troppo presto, ma almeno più consono.
Con il mio zaino di una decina di kg, inizio a cercare la
strada e la direzione corretta, senza successo.
Devo entrare in un mecdonaldz per scroccare un po’ di
connessione, fare una ricerca sulla mappa e rimettermi in marcia.
La zona della stazione, è brulicante di persone, anche a
quest’ora del mattino, di una domenica autunnale.
Attraverso le prime boulevard della città, verso il centro,
un saliscendi continuo, mi piacciono le città non piatte, anche se camminarci
stanco e con un peso in spalla non sono il massimo.
Quando arrivo a destinazione, con qualche difficoltà a
trovare la via esatta, sono grondante di sudore.
Citofono e mi risponde una voce assonnata dopo qualche
minuto, spiego che ho una prenotazione.
Per fortuna mi fa salire, 5 piani a piedi…sempre con il mio
fidato zaino di 10 kg sulle spalle.
Mi apre la porta una ragazza, che ha ancora il segno di
cuscino sul viso, mi chiede di togliermi le scarpe, i documenti e la
prenotazione, mi borbotta qualcosa sull’orario di arrivo e le chiedo scusa,
pago, le lascio il resto per il disturbo e mi siedo in cucina.
Più che un ostello è un appartamento, con un bagno, un
cucinotto e 3 stanze da letto arredate con letti a castello.
Tutti dormono, chiaramente, ne approfitto per farmi una
doccia calda e togliermi i vestiti ormai zuppi di sudore, prima di mettermi in
branda e riposare un paio d’ore.
Verso ora di pranzo mi alzo, vado in cucina e faccio
conoscenza con l’ennesimo incredibile personaggio incontrato in viaggio.
Sergej mi accoglie offrendomi un gaspacio, una minestra
fredda, poi mi scruta ed indovina che sono italiano, ma ormai ci sono abituato
e devo abbandonarmi all’idea di passare inosservato.
Dopo le presentazioni del caso, mi racconta letteralmente la
sua vita.
‘Military Chief of defence minister’ capo militare del
ministero della difesa ukraino.
Perbacco! Verrebbe da dire, se non che mi chiedo anche cosa
ci faccia in una brandina di un ostello da 5 euro al giorno, ma non gli faccio
notare i miei dubbi, lasciandogli tutta la boriosa soddisfazione del titolo professionale.
Mi dice che è un ex ufficiale del kgb e dell’armata rossa,
che ora è generale dell’esercito ukraino e mi racconta della sua famiglia, che
vive ad Amsterdam, con la moglie che è un importante avvocato, mentre le tre
figlie sono i suoi angeli.
Continua ad offrirmi la zuppa fredda, ma ho lo stomaco
ancora sottosopra per la stanchezza e preferirei qualcosa di caldo e solido,
quindi esco e mi dirigo verso un obiettivo preciso, il consolidato pusata hata.
A stomaco pieno giro per le vie del centro e mi stupisco
della bellezza della città.
Non me l’aspettavo così.
Viali molto grossi, con palazzi alti e maestosi, spazi
enormi, colline con strade alberate, il fiume dnipro e le bellissime cattedrali
ortodosse nella zona alta, vicino sofskja.
Oggi è il giorno dell’elezioni nazionali, assisto ad un
concerto di musica russa della banda militare (russa?), con la mitica katiuscia
(che credo sia il carro missile che ha purgato i tedeschi nella seconda guerra
mondiale) in una bella piazza, poi alla sfilata di giovanissime ragazze con i
colori gialloblu nazionali in un’altra piazza, al raduno di simpatizzanti della
timoschenko, con cartelloni e striscioni che ne richiedono la libertà.
Un continuo gracchiare di megafoni ed altoparlanti,
telecamere e giornalisti, maxischermi, tra la folla domenicale che riempie le
vie del centro.
Cambio le ultime 10 euro che mi sono rimaste e con le quali
dovrò vivere in questi due giorni prima della mia partenza.
Viaggiare low-budget significa anche questo, potrei
prelevare, ma voglio farcela con quanto avevo previsto di usare.
Per cui prima di tornare in ostello a riposarmi, decido in quale
supermarket a fare della spesa per la cena, anche se una volta in ostello
sergej mi accoglie con il suo gazpaco, che non posso rifiutare.
La zuppa è riscaldata, ci aggiunge della crema di
peperoncino per darle colore e del pepe, devo dire che non è male, mangiare
senza bere è un peccato mortale per gli ukraini, soprattutto se c’è un ospite,
per cui devo assaggiare la sua vodka e brindare alla salute un paio di volte.
Ascolto le sue avventure, mentre siamo a tavola, i suoi
viaggi, le sue conoscenze e le incredibili cose che ha visto, sentito e fatto.
Mi racconta della siberia ed a me viene tanta voglia di
continuare a leggere il libro di lilin (educazione siberiana) e finirlo il
prima possibile, per poter leggere l’altra copia che ho preso dalla biblioteca,
prima di partire.
Il ragazzo che siede al tavolo con noi non parla inglese,
come la maggior parte degli ukraini e russi, ma sembra capire cosa dice il ‘generale’.
Verso le 21 stanco ed anche un po’ annoiato dai racconti
mitomani di quello che poi si rivelerà un 42enne che sembra averne almeno 50,
di anni.
Mi metto in branda a leggere e dopo un paio d’ore chiudo gli
occhi, anche se dalla vicina cucina sento che le voci sono aumentate, i
brindisi anche e dureranno tutta la notte…
Lunedi
Quando mi sveglio il giornalista francese, il giovane
russo-ukraino che non parla inglese ed il generale del kgb sono in pieno coma
post etilico, riversati nelle loro brande, dopo i bagordi della notte.
Bocca spalancata a russare con rigolii di saliva ai bordi,
lenzuola che a malapena coprono la parte centrale del corpo, piedi lanciati in
direzioni opposte…
In cucina faccio conoscenza con un nuovo arrivato, un turco
con cui parlo di viaggi per una buona ora, gli chiedo se posso usare il suo pc
per stamparmi la carta d’imbarco, visto che il mio cellulare non riesce a
connettersi al wifi dell’ostello.
Decidiamo di fare un giro in centro ed in stazione centrale,
dove il giorno dopo dovrei prendere il bus per l’aeroporto.
Tra una chiacchiera e l’altra e mentre stavo usando il suo
pc, scopro che ha una pagina aperta abbastanza eloquente…kiev escorts…con
immagini di donne semi nude abbastanza esplicite.
Non è per nulla imbarazzato della cosa, anzi, dopo un po’ la
conversazione viene condotta proprio su quel canale.
Mi racconta che aveva fittato una camera in appartamento,
per avere più privacy e che era in ukraina solo per trovare ragazze, a
pagamento.
I suoi viaggi sono esclusivamente a scopo sessuale, Thailandia,
cuba, brasile ed ora ukraina.
Penso che i turchi non siano molto distanti dagli italiani,
a sentire i suoi racconti.
La cosa che mi fa stupore è che parla degli ‘incontri’ come
di conquiste, mi dice di come sia facile avere una ragazza…a pagamento…
Forse in turchia non lo è.
Dopo aver trovato il posto dove partirà il mini bus per l’aeroporto,
risparmiandomi così i 25 euro di taxi, pagandone meno di 80 centesimi per il
bus+metro, cerco una scusa per allontanarmi dal turco e dai suoi discorsi,
ormai improntati su un solo binario.
Per carità, le ragazze che vedo in strada sono bellissime e
verrebbe la voglia di conoscerle, ma da quanto mi racconta ‘l’amico turco’ sono
avvicinabili solo con i soldi, soprattutto per gli stranieri.
Viste le mie finanze non considero nemmeno l’idea di andarmi
a fare una serata o una bevuta.
Trascorro un freddo e piovoso lunedi in giro per la città,
ritornando in serata in ostello, stanco e pronto alla partenza per il giorno
dopo.
Sergej è meno pimpante del solito, si è rasato i capelli e
parla solo un po’ con gli altri ospiti.
Mi preparo delle uova sode con cetriolini e pane nero,
ottimo.
Non posso connettermi ancora con il cellulare, quindi decido
di finire di leggere il libro e poi di riposare, domani mattina presto devo
andare in aeroporto.
Il viaggio ukraino sta finendo.
Martedi
Niente di importante da segnalare, al suono della sveglia
cerco di prepararmi e prendere le mie cose senza dare troppo fastidio alle
altre persone in camerata.
Dopo doccia e colazione vado alla fermata della metro, fino
alla stazione centrale dei treni, percorrendo la via coperta del bazar, dove
numerosi negozietti colorati e kitch vendono di tutto.
In questi cunicoli stretti e lunghi come corridoi di vecchie
case popolari, gli odori forti della grande città, del suo traffico, dei
riscaldamenti dei palazzi si mischiano a quelli di cibo fritto, alcool, sudore,
umidità…
Le strade attorno la stazione sono piene d’acqua e di
pozzanghere, salgo sulla marshrutka numero 368, un paio di persone hanno le
inconfondibili valigie da viaggio aereo.
Quando si mette in moto mi abbandono al alcuni pensieri su
questo viaggio, senza dare molto peso alla strada che facciamo e sono fortunato
quando mi accorgo, tra le innumerevoli fermate, che una ragazza con una valigia
scende.
Mi riprendo dai pensieri e chiedo se siamo arrivati in
aeroporto, ricevendone conferma.
Se non avessi notato che stava uscendo chissà dove mi sarei
ritrovato!
L’accompagno verso il grosso edificio, aiutandola ad
attraversare le grosse pozzanghere d’acqua con quella sua enorme valigia
avvolta in strati di plastica.
Ora non mi resta che aspettare il mio volo, godermi la
connessione gratuita wifi e prepararmi al prossimo viaggio!