Mi ci vorrebbe un post solo per spiegare il titolo, frutto della mia idiozia, ignoranza e pessimo umorismo.
Diciamo che ho volutamente messo insieme alcuni punti che intendo trattare, nella speranza di riuscirci.
Iniziando con la sabbia, che ho ritrovato in una tasca del pantaloncino da mare e che mi ha ricordato le recenti, ma ormai già lontane, vacanze.
Sabbia che scottava, e parecchio sotto il sole caldo, che ora sembra essere andato lui in vacanza, lasciandoci con pioggia e temperature autunnali.
Maledico chi si lamentava del troppo caldo, l'estate è estate, bisogna sudare come porci, dormire male rigirandosi nelle lenzuola appiccicaticcie e benedire il fresco solo verso la fine di agosto, meglio settembre, non a luglio!
La frase intera, è presa da una canzone, ma si! definiamola tale, che rappresenta il meglio del trash delle canzonette estive.
La gialappa's, quando ancora faceva ridere, ne fece un totem della musica effimera trasmessa in questo periodo.
Forse qualcuno della mia generazione lo ricorderà, eppure, a ripensarci, questa canzoncina senza pretese, non è tanto peggio di altre mostruosità ascoltate negli anni a venire, da 'dammitreparole' alle orrende spagnole del 'esereje'...
Bhè, quest'anno, mi sto sorprendendo di non aver ancora avuto i miei pochi neuroni sotto attacco di qualche 'altissima' produzione artistica.
Purtroppo mi sto allontanando dalla musica, che credevo fosse il necessario sottofondo della vita.
Ma il vero motivo di tutte queste mie inutili parole, è l'amore per i cottage!
Casette di campagna, popolarissime da queste parti.
In rep ceka, molte famiglie vivono in case in affitto, ma trascorrono i weekend ed il tempo libero nei loro cottage, immersi nella natura.
Sabato, le amiche di Jana, hanno organizzato una festa per il suo compleanno e prossima partenza per l'italia.
Come pensate che si festeggia un compleanno qui, tra ragazze e giovani?
Dimenticatevi feste pseudochic, disco, locali 'cool', abiti nuovi da ostentare, regali inutili e costosi.
Ecco qualche foto di come è andata:
La festeggiata è stata invitata a prendere un bus, alla tale ora, scendere alla tale fermata, poi è stata bendata, si è camminato per una buona mezz'ora, in mezzo a campi e boschi, fino ad arrivare al posto:
Addobbi essenziali e simpatici cappellini fatti a mano, ma con un significato, hanno fatto da contorno al 'party'.
Preparate cibarie semplici e bevande varie, si è passato a fare conoscenza con il luogo, prendere quanto di più strano c'era nella casetta, per divertirci con il poco che avevamo, musica di sottofondo e fantasia:
E così fino a notte fonda.
Da notare che molti cottage, non hanno l'elettricità (questo si), nè acqua corrente, per andare in 'bagno' si usano gli spazi all'aperto e si riempie una bacinella di acqua, per lavarsi le mani.
Insomma un ritorno al passato, che rilassa piacevolmente.
I ceki adorano questi posti, il venerdì lasciano le città per tornarci con anima e corpo più forti, la domenica sera.
Non così l'ha pensata il mio corpo, che ha dato sfogo a dolorose turbolenze intestinali, che mi hanno visto trascorrere una brutta notte.
Svegliatomi verso le 7, mi sono messo in cammino verso casa, percorrendo il sentiero del bosco in un silenzio surreale.
Non conoscevo bene la strada, avendola fatta solo una volta, ma pur non stando bene ed ad aver paura di perdermi, ho voluto scattare un'ultima foto a ricordo di questa ennesima bella esperienza nella nazione che mi ospita.
Parola del giorno: Ted mam se lepsi - ora sto meglio
lunedì 26 luglio 2010
giovedì 22 luglio 2010
Stessa spiaggia...stessa piazza
Le cose sono andate più o meno così:
"Ciao Amore mio...blablabla...cosa facciamo stasera?...blablabla...hai visto che hanno finalmente fatto la spiaggia in centro, come dicevi tu?...blablabla...vediamo ci alle 2045, appena finisco il corso di ceko...blablabla...ah! per piacere porta la tua bellissima fotocamera...blablabla...vorrei fare delle foto...blablabla..."
In rep ceka, contando che sono stati sotto l'impero austroungarico e la vicinanza a germania e austria, la puntualità, l'efficenza è un valore diffuso.
Quindi dopo una giornata impegnativa, facendo training a due nuovi colleghi e dopo il corso intensivo di ceko di 2 ore e mezza con la città che si sta facendo riavvolgere dalla cappa di caldo equatoriale, mi aspettavo che il mio amore aspettasse per me nel luogo indicato, all'ora indicata e con l'attrezzatura indicata.
Ma...
"Oh...scusa...sono in terribile ritardo...blablabla...aspettami...arrivo tra 12 minuti...blablabla..."
Si, perchè come ho detto, 12 minuti di ritardo, da queste parti, sono un'eternità, se ripenso alle ore e mezzore che ho dovuto trascorrere in attesa che qualcuno si presentasse all'appuntamento quando ero in italia, tiro un sospiro di sollievo.
Uff! davvero mi manca poco di quella vita li!
Comunque la storia non finisce, visto che nell'attesa decido di fiondarmi a prendere un kebab, per placare fame e pensieri, Jana arriva, si scusa, ma sa già che io sono nervoso, decidiamo di sedersi in una delle sdraio della spiaggetta, in pieno centro della città.
L'idea è simpatica, l'avevo vista e vissuta anche ad Innsbruck.
Ripenso all'altissima qualità di vita austriaca.
Servizi efficenti e per tutti, legalità diffusa, stipendi alti e costo della vita basso.
L'alternativa agli esasperanti paesi consumisti e capitalisti esiste.
Sono le piccole realtà, dove vige la socialdemocrazia.
Qui qualcosa potrebbe cambiare, dopo che il governo di destra è al potere, stanno iniziando a far pagare ai cittadini ogni servizio precedentemente offerto gratuitamente.
Ma vedremo.
Intanto una birra media ed un succo di frutta al bar che ha organizzato la spiaggia in centro, sdraiati sulla sdraio, piedi nella sabbia fresca, costano 58 czk (meno di 2,5€).
La qualità della vita la misuro anche cosi', ma i grandi genii delle classifiche non ne terranno conto.
Vedo che Jana armeggia con la sua camera e...
"C'è qualcosa che non va...blablabla...non si apre...blablabla...non funziona...blablabla..."
Vabbè il destino ha voluto così :)
Posto una foto da internet, sperando renda l'idea
L'idea è che dopo lavoro, ci si può prendere una bevanda all'aperto, rilassandosi e chiacchierare.
Certo con me rilassarsi è difficile, Jana mi spiega che ha fatto tardi perchè stava guardando una vecchia discussione politica, trasmessa in tv, con l'attuale presidente della rep ceka Vaclav Klaus.
Iniziamo a discutere di Klaus.
Ai più potrebbe tornare in mente quando quasi da solo, decise di opporsi alla firma del trattato di lisbona.
Forse è l'unico politico ed uomo ad aver letto il documento (è un noto economista) e per questo si oppose.
Dal trattato parliamo dello scudo anti missili che gli u$a vorrebbero in rep ceka.
Chiedo a Jana cosa ne pensa e lei sarebbe favorevole...favorevole???!!!
Perchè????????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Cosa dovrebbe spingere un cittadino della piccola rep ceka ad accettare di far installare un radar antimissili nel proprio territorio????
Chi potrebbe attaccare la rep ceka? solo dei turisti tedeschi alla ricerca di birre fresche e italiani vogliosi di belle donne!
Perchè un cittadino dovrebbe volere un progetto del genere?
Invece di parlarci di pace, perchè i politici pensano ad investire in armamenti, eserciti e varie?
Perchè non si investe in cultura, scuole, strade, ospedali?
Perchè si chiedono tasse ai lavoratori per pagare un generale, il suo fucile e la sua divisa?
Ecco a quel punto la discussione diventa pesante.
La mia idea è chiara.
Gli u$a cercano di destabilizzare il concorrente economico e politico, €U, cercando alleati, creando piccole tensioni interne alla neonata unione europea.
Dopo la rep ceka, la polonia, l'irlanda, la croazia, albania e kosovo...e così via.
Parliamo anche di talebani, di afghanistan.
A me pare chiaro che la 'guerra' sia una scusa, serve semplicemente a bonificare la zona, per il passaggio di gas e oleodotti.
A Jana ed a moltissimi no.
E siamo punto ed a capo.
Ma nella piccola spiaggetta, in centro, sorseggiando una birra, mi sono rilassato anche così.
Parola del giorno: Nemam - non ne ho
"Ciao Amore mio...blablabla...cosa facciamo stasera?...blablabla...hai visto che hanno finalmente fatto la spiaggia in centro, come dicevi tu?...blablabla...vediamo ci alle 2045, appena finisco il corso di ceko...blablabla...ah! per piacere porta la tua bellissima fotocamera...blablabla...vorrei fare delle foto...blablabla..."
In rep ceka, contando che sono stati sotto l'impero austroungarico e la vicinanza a germania e austria, la puntualità, l'efficenza è un valore diffuso.
Quindi dopo una giornata impegnativa, facendo training a due nuovi colleghi e dopo il corso intensivo di ceko di 2 ore e mezza con la città che si sta facendo riavvolgere dalla cappa di caldo equatoriale, mi aspettavo che il mio amore aspettasse per me nel luogo indicato, all'ora indicata e con l'attrezzatura indicata.
Ma...
"Oh...scusa...sono in terribile ritardo...blablabla...aspettami...arrivo tra 12 minuti...blablabla..."
Si, perchè come ho detto, 12 minuti di ritardo, da queste parti, sono un'eternità, se ripenso alle ore e mezzore che ho dovuto trascorrere in attesa che qualcuno si presentasse all'appuntamento quando ero in italia, tiro un sospiro di sollievo.
Uff! davvero mi manca poco di quella vita li!
Comunque la storia non finisce, visto che nell'attesa decido di fiondarmi a prendere un kebab, per placare fame e pensieri, Jana arriva, si scusa, ma sa già che io sono nervoso, decidiamo di sedersi in una delle sdraio della spiaggetta, in pieno centro della città.
L'idea è simpatica, l'avevo vista e vissuta anche ad Innsbruck.
Ripenso all'altissima qualità di vita austriaca.
Servizi efficenti e per tutti, legalità diffusa, stipendi alti e costo della vita basso.
L'alternativa agli esasperanti paesi consumisti e capitalisti esiste.
Sono le piccole realtà, dove vige la socialdemocrazia.
Qui qualcosa potrebbe cambiare, dopo che il governo di destra è al potere, stanno iniziando a far pagare ai cittadini ogni servizio precedentemente offerto gratuitamente.
Ma vedremo.
Intanto una birra media ed un succo di frutta al bar che ha organizzato la spiaggia in centro, sdraiati sulla sdraio, piedi nella sabbia fresca, costano 58 czk (meno di 2,5€).
La qualità della vita la misuro anche cosi', ma i grandi genii delle classifiche non ne terranno conto.
Vedo che Jana armeggia con la sua camera e...
"C'è qualcosa che non va...blablabla...non si apre...blablabla...non funziona...blablabla..."
Vabbè il destino ha voluto così :)
Posto una foto da internet, sperando renda l'idea
L'idea è che dopo lavoro, ci si può prendere una bevanda all'aperto, rilassandosi e chiacchierare.
Certo con me rilassarsi è difficile, Jana mi spiega che ha fatto tardi perchè stava guardando una vecchia discussione politica, trasmessa in tv, con l'attuale presidente della rep ceka Vaclav Klaus.
Iniziamo a discutere di Klaus.
Ai più potrebbe tornare in mente quando quasi da solo, decise di opporsi alla firma del trattato di lisbona.
Forse è l'unico politico ed uomo ad aver letto il documento (è un noto economista) e per questo si oppose.
Dal trattato parliamo dello scudo anti missili che gli u$a vorrebbero in rep ceka.
Chiedo a Jana cosa ne pensa e lei sarebbe favorevole...favorevole???!!!
Perchè????????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Cosa dovrebbe spingere un cittadino della piccola rep ceka ad accettare di far installare un radar antimissili nel proprio territorio????
Chi potrebbe attaccare la rep ceka? solo dei turisti tedeschi alla ricerca di birre fresche e italiani vogliosi di belle donne!
Perchè un cittadino dovrebbe volere un progetto del genere?
Invece di parlarci di pace, perchè i politici pensano ad investire in armamenti, eserciti e varie?
Perchè non si investe in cultura, scuole, strade, ospedali?
Perchè si chiedono tasse ai lavoratori per pagare un generale, il suo fucile e la sua divisa?
Ecco a quel punto la discussione diventa pesante.
La mia idea è chiara.
Gli u$a cercano di destabilizzare il concorrente economico e politico, €U, cercando alleati, creando piccole tensioni interne alla neonata unione europea.
Dopo la rep ceka, la polonia, l'irlanda, la croazia, albania e kosovo...e così via.
Parliamo anche di talebani, di afghanistan.
A me pare chiaro che la 'guerra' sia una scusa, serve semplicemente a bonificare la zona, per il passaggio di gas e oleodotti.
A Jana ed a moltissimi no.
E siamo punto ed a capo.
Ma nella piccola spiaggetta, in centro, sorseggiando una birra, mi sono rilassato anche così.
Parola del giorno: Nemam - non ne ho
lunedì 19 luglio 2010
Piccole formiche crescono
Il malessere si allarga, gli onesti alzano la testa ed io non perdo la speranza che, prima o poi, saremo noi, le formiche, a schiacciare i vermi che ci comandano...
Buongiorno. Sono il signore che paga il biglietto del tram. La volontaria che assiste gli anziani soli. Il cittadino che non evade le tasse. La signora che chiede per favore. Il pensionato che fa la coda negli uffici. La dirigente che sa ascoltare. Il medico che non guarda l’orologio. L’artigiano che non bara sui conti. Lo studente che non crede alle lotterie.
Io non sgomito. Non appaio. Non cerco scorciatoie. Non mi arrendo. Lavoro a volte anche per gli altri. Mi fermo sulle strisce. Non getto mozziconi nelle strade. Aspetto il mio turno per parlare. Non parcheggio sul marciapiede e neanche in seconda fila. Faccio il mio dovere. Studio, perché penso sia importante per vincere i concorsi. (...omissis...) . Mando i miei figli alla scuola pubblica. Non penso a veline o tronisti. A volte inseguo le mie passioni..
Lettere dal Paese dei Nessuno, dall’Italia dei (cittadini) dimenticati che scrivono ai giornali per avere una speranza e riassumono il declino di un vivere comune, intaccato da una terribile domanda: ma chi te lo fa fare?
Giovani che si spaventano: «Ho paura per il futuro mio, del mondo, di tutti, non riesco a vedere il prosieguo della storia che il presente ci sta raccontando» (Martino, vent’anni).
Anziani che si deprimono: «Sono avvilita, disgustata. Tutti rubano, tutti mangiano, tutti si fanno appoggiare o raccomandare. Se non sei così ti tagliano fuori » (Barbara, settantacinque anni). Ragazzine che si interrogano. Come Giulia. Storia esemplare che non fa notizia, ma indica il retropensiero che aleggia su di noi quando prendiamo un impegno: ne valeva la pena?
Per tutto l’anno, finite le lezioni, due volte la settimana, Giulia si fa cinquanta chilometri per frequentare la scuola di ballo più famosa d’Italia.
E dopo due ore alla sbarra e cinquanta chilometri di ritorno, è di nuovo a casa a fare i compiti. È brava, in classe e nella danza. Non ha tempo per playstation, Xbox, non si stordisce davanti alla tv. La vedi in giardino alla prima chiazza di sole esercitarsi nei passi e nelle ruote: su una mano, su due mani, di lato.
Se riuscirà a continuare sarà ammessa alla frequenza quotidiana: vorrà dire la scuola, poi cinquanta chilometri, la lezione alla Scala, altri cinquanta chilometri, i compiti e così via, salvo i giorni delle prove per gli spettacoli, quando sarà impegnata fino a sera. Per anni e anni, ogni anno nel timore di non passare: pena l’esclusione dalla scuola di danza.
Già da ora qualche amica comincia a non capire. Si domanda il perché di tanto impegno, tanto stress, tanta fatica. Si chiede perché Giulia si diverta ad andare avanti e indietro rinunciando a molte cose divertenti, quando basta apparire in una trasmissione tv o ancheggiare un po’ per raggiungere lo stesso obiettivo: uscire dalla mischia, avere un posto in prima fila. Si spendono milioni di euro in tv per valorizzare pupe, veline e anche velone.
E si sbeffeggia più o meno involontariamente chi ha scelto un impegno, chi fa coscienziosamente il proprio lavoro. «Pagano ancora il sacrificio, lo studio, la fatica in questo Paese?», è la domanda che Giulia invia nel pozzo delle mail, cercando una non scontata risposta.
C’era una come lei una volta a Milano. Era figlia di un tranviere. Coi sacrifici e con il talento è diventata Carla Fracci. Ma non c’è più il futuro di una volta, scrivono oggi i writer sui muri.
Nel paradosso temporale di un graffito il semiologo Francesco Casetti legge il bisogno di un’aspettativa non banale. «Si invoca il futuro, che non c’è ancora, non a partire dal presente, ma dal passato che non c’è più. Ieri c’era il senso del domani: oggi questo senso manca. E si deve andare a ciò che non c’è più (lo ieri) per poter recuperare ciò che non c’è ancora (il domani)».
Bisogna affidarsi alla memoria, allora, perché le opportunità non stanno nell’orizzonte geografico dei vari Nessuno che rumoreggiano dalle caselle della posta.
Rispetto a ieri, la ragnatela di intrallazzi ha inquinato l’aria e ristretto i confini del galateo civico, come ha scritto Sergio Romano. «Il declivio del nostro vivere comune è intaccato dai comportamenti scorretti, a volte spregevoli, diventati prassi abituale», è la tesi di Maurizio Viroli, che alla decadenza delle buone pratiche ha dedicato una lunga riflessione e un libro dal titolo esplicito (pubblicità occulta...occultata!).
«Quando si dirà che c’è un Paese anche per i Nessuno che tirano la pialla?», sollecita una dottoressa che a quarant’anni ha strappato il contratto definitivo di assunzione. Le donne in medicina faticano parecchio a trovare un posto, scrive: quando sono brave e competitive, non allineate allo standard della rampante o dell’amica del boss, le stroncano subito.
Se hanno dei figli vengono penalizzate. Se si danno troppo da fare vengono redarguite. Se non si allineano, sono emarginate. Il mobbing nei reparti è prassi abituale. Senza sponsor politici negli ospedali difficilmente si fa carriera...
Si vagheggia un new deal civico, la scoperta di nuovi eroi. Si chiede un sussulto alla politica. Massimiliano Panarari, docente di Scienze politiche all’Università di Modena (pubblicità occulta...occultata!) profetizza l’abbattimento dell’impasto micidiale che alimenta la sottocultura e l’antipolitica. Ma non a breve: «La visione del mondo in Italia è basata troppo sull’irrealtà». Lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli è ancora più scettico: «Io ho paura che questa società non si domandi più nulla, chieda solo e soltanto tecnologia: la tecnologia svuota, modifica i comportamenti, ci indica quel che serve a sopravvivere bene ma non risolve il senso della vita.
A poco a poco stiamo diventando dei primitivi tecnologizzati in una civiltà dell’ingiustizia».
Poveri Nessuno, abbarbicati alla speranza di un Paese normale dove buongiorno, come diceva Zavattini, vuol dire davvero buongiorno.
Formichine inattuali nel generale appiattimento verso la società della convenienza, che rischiano di essere schiacciate tra scarpe gigantesche e pietraie desolate, come immaginava vent’anni fa Anna Maria Ortese in un memorabile racconto milanese. Un bimbo, scivolato per disgrazia sotto le ruote di un tram, che offre al padre angosciato una riflessione fulminea sul senso della vita: «Noi siamo come le formiche, vero, papà?».
Bisogna forse dire «Basta!», come fa il designer Giancarlo Iliprandi che dal Politecnico di Milano teorizza un movimento culturale per cambiare aria e mette tra i capifila un grande centenario come Gillo Dorfles. «Basta a quello che non ci piace/ Basta senza sporcare i muri/ Basta per comunicare la voglia di cambiare».
O chiamarsi fuori, come Luca Goldoni, investigatore di lungo corso dei comportamenti nazionali, che a un certo punto si è reso conto di non abitare più nello stesso Paese in cui era nato. «È successo quando ho letto di una telefonata intercettata tra l’amica di un politico e un’ex compagna di classe in attesa di un provino tv. "Non c’era verso di farmi dare un contratto", diceva una. E l’altra: "E come hai fatto a ottenerlo?". "Non c’era modo di convincerlo". "E allora?". "E allora gliel’ho data"».
Non importa chi sei, ma chi conosci, si filosofeggia dai blog studenteschi. Servirebbe un antivirus alla cultura della convenienza, «perché se non ricostruiamo una società fondata sui doveri reciproci non sapremo nemmeno più godere dei nostri diritti », spiega Viroli. Servirebbe qualche gesto di coraggio in un Paese ricattato dall’egoismo e dalle cricche.
«Cominciamo a difendere i Nessuno mettendo qualche sassolino nelle scarpe dei grandi — dice don (omissis questo viscido è asservito al potere, peggio di altri!) , fondatore di xxx (pubblicità occulta...occultata!) — e facciamo qualcosa per le vite di scarto, magari scuole per i bocciati da questo sistema poco umano, come xxx (esempi non pertinenti)».
Esempi, responsabilità, impegno, pulizia morale: l’unico parametro legalmente riconosciuto non può essere quello del denaro, scrivono in tanti. Poi un cittadino indignato lascia cadere una domanda. «Chi è arrivato in alto con gli intrallazzi, può avere soprassalti morali?».
Noi, come le formichine della Ortese, dobbiamo sperare. Ma è legittimo dubitare.
Parola del giorno: Budeme Dospet - cresceremo!
Buongiorno. Sono il signore che paga il biglietto del tram. La volontaria che assiste gli anziani soli. Il cittadino che non evade le tasse. La signora che chiede per favore. Il pensionato che fa la coda negli uffici. La dirigente che sa ascoltare. Il medico che non guarda l’orologio. L’artigiano che non bara sui conti. Lo studente che non crede alle lotterie.
Io non sgomito. Non appaio. Non cerco scorciatoie. Non mi arrendo. Lavoro a volte anche per gli altri. Mi fermo sulle strisce. Non getto mozziconi nelle strade. Aspetto il mio turno per parlare. Non parcheggio sul marciapiede e neanche in seconda fila. Faccio il mio dovere. Studio, perché penso sia importante per vincere i concorsi. (...omissis...) . Mando i miei figli alla scuola pubblica. Non penso a veline o tronisti. A volte inseguo le mie passioni..
Lettere dal Paese dei Nessuno, dall’Italia dei (cittadini) dimenticati che scrivono ai giornali per avere una speranza e riassumono il declino di un vivere comune, intaccato da una terribile domanda: ma chi te lo fa fare?
Giovani che si spaventano: «Ho paura per il futuro mio, del mondo, di tutti, non riesco a vedere il prosieguo della storia che il presente ci sta raccontando» (Martino, vent’anni).
Anziani che si deprimono: «Sono avvilita, disgustata. Tutti rubano, tutti mangiano, tutti si fanno appoggiare o raccomandare. Se non sei così ti tagliano fuori » (Barbara, settantacinque anni). Ragazzine che si interrogano. Come Giulia. Storia esemplare che non fa notizia, ma indica il retropensiero che aleggia su di noi quando prendiamo un impegno: ne valeva la pena?
Per tutto l’anno, finite le lezioni, due volte la settimana, Giulia si fa cinquanta chilometri per frequentare la scuola di ballo più famosa d’Italia.
E dopo due ore alla sbarra e cinquanta chilometri di ritorno, è di nuovo a casa a fare i compiti. È brava, in classe e nella danza. Non ha tempo per playstation, Xbox, non si stordisce davanti alla tv. La vedi in giardino alla prima chiazza di sole esercitarsi nei passi e nelle ruote: su una mano, su due mani, di lato.
Se riuscirà a continuare sarà ammessa alla frequenza quotidiana: vorrà dire la scuola, poi cinquanta chilometri, la lezione alla Scala, altri cinquanta chilometri, i compiti e così via, salvo i giorni delle prove per gli spettacoli, quando sarà impegnata fino a sera. Per anni e anni, ogni anno nel timore di non passare: pena l’esclusione dalla scuola di danza.
Già da ora qualche amica comincia a non capire. Si domanda il perché di tanto impegno, tanto stress, tanta fatica. Si chiede perché Giulia si diverta ad andare avanti e indietro rinunciando a molte cose divertenti, quando basta apparire in una trasmissione tv o ancheggiare un po’ per raggiungere lo stesso obiettivo: uscire dalla mischia, avere un posto in prima fila. Si spendono milioni di euro in tv per valorizzare pupe, veline e anche velone.
E si sbeffeggia più o meno involontariamente chi ha scelto un impegno, chi fa coscienziosamente il proprio lavoro. «Pagano ancora il sacrificio, lo studio, la fatica in questo Paese?», è la domanda che Giulia invia nel pozzo delle mail, cercando una non scontata risposta.
C’era una come lei una volta a Milano. Era figlia di un tranviere. Coi sacrifici e con il talento è diventata Carla Fracci. Ma non c’è più il futuro di una volta, scrivono oggi i writer sui muri.
Nel paradosso temporale di un graffito il semiologo Francesco Casetti legge il bisogno di un’aspettativa non banale. «Si invoca il futuro, che non c’è ancora, non a partire dal presente, ma dal passato che non c’è più. Ieri c’era il senso del domani: oggi questo senso manca. E si deve andare a ciò che non c’è più (lo ieri) per poter recuperare ciò che non c’è ancora (il domani)».
Bisogna affidarsi alla memoria, allora, perché le opportunità non stanno nell’orizzonte geografico dei vari Nessuno che rumoreggiano dalle caselle della posta.
Rispetto a ieri, la ragnatela di intrallazzi ha inquinato l’aria e ristretto i confini del galateo civico, come ha scritto Sergio Romano. «Il declivio del nostro vivere comune è intaccato dai comportamenti scorretti, a volte spregevoli, diventati prassi abituale», è la tesi di Maurizio Viroli, che alla decadenza delle buone pratiche ha dedicato una lunga riflessione e un libro dal titolo esplicito (pubblicità occulta...occultata!).
«Quando si dirà che c’è un Paese anche per i Nessuno che tirano la pialla?», sollecita una dottoressa che a quarant’anni ha strappato il contratto definitivo di assunzione. Le donne in medicina faticano parecchio a trovare un posto, scrive: quando sono brave e competitive, non allineate allo standard della rampante o dell’amica del boss, le stroncano subito.
Se hanno dei figli vengono penalizzate. Se si danno troppo da fare vengono redarguite. Se non si allineano, sono emarginate. Il mobbing nei reparti è prassi abituale. Senza sponsor politici negli ospedali difficilmente si fa carriera...
Si vagheggia un new deal civico, la scoperta di nuovi eroi. Si chiede un sussulto alla politica. Massimiliano Panarari, docente di Scienze politiche all’Università di Modena (pubblicità occulta...occultata!) profetizza l’abbattimento dell’impasto micidiale che alimenta la sottocultura e l’antipolitica. Ma non a breve: «La visione del mondo in Italia è basata troppo sull’irrealtà». Lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli è ancora più scettico: «Io ho paura che questa società non si domandi più nulla, chieda solo e soltanto tecnologia: la tecnologia svuota, modifica i comportamenti, ci indica quel che serve a sopravvivere bene ma non risolve il senso della vita.
A poco a poco stiamo diventando dei primitivi tecnologizzati in una civiltà dell’ingiustizia».
Poveri Nessuno, abbarbicati alla speranza di un Paese normale dove buongiorno, come diceva Zavattini, vuol dire davvero buongiorno.
Formichine inattuali nel generale appiattimento verso la società della convenienza, che rischiano di essere schiacciate tra scarpe gigantesche e pietraie desolate, come immaginava vent’anni fa Anna Maria Ortese in un memorabile racconto milanese. Un bimbo, scivolato per disgrazia sotto le ruote di un tram, che offre al padre angosciato una riflessione fulminea sul senso della vita: «Noi siamo come le formiche, vero, papà?».
Bisogna forse dire «Basta!», come fa il designer Giancarlo Iliprandi che dal Politecnico di Milano teorizza un movimento culturale per cambiare aria e mette tra i capifila un grande centenario come Gillo Dorfles. «Basta a quello che non ci piace/ Basta senza sporcare i muri/ Basta per comunicare la voglia di cambiare».
O chiamarsi fuori, come Luca Goldoni, investigatore di lungo corso dei comportamenti nazionali, che a un certo punto si è reso conto di non abitare più nello stesso Paese in cui era nato. «È successo quando ho letto di una telefonata intercettata tra l’amica di un politico e un’ex compagna di classe in attesa di un provino tv. "Non c’era verso di farmi dare un contratto", diceva una. E l’altra: "E come hai fatto a ottenerlo?". "Non c’era modo di convincerlo". "E allora?". "E allora gliel’ho data"».
Non importa chi sei, ma chi conosci, si filosofeggia dai blog studenteschi. Servirebbe un antivirus alla cultura della convenienza, «perché se non ricostruiamo una società fondata sui doveri reciproci non sapremo nemmeno più godere dei nostri diritti », spiega Viroli. Servirebbe qualche gesto di coraggio in un Paese ricattato dall’egoismo e dalle cricche.
«Cominciamo a difendere i Nessuno mettendo qualche sassolino nelle scarpe dei grandi — dice don (omissis questo viscido è asservito al potere, peggio di altri!) , fondatore di xxx (pubblicità occulta...occultata!) — e facciamo qualcosa per le vite di scarto, magari scuole per i bocciati da questo sistema poco umano, come xxx (esempi non pertinenti)».
Esempi, responsabilità, impegno, pulizia morale: l’unico parametro legalmente riconosciuto non può essere quello del denaro, scrivono in tanti. Poi un cittadino indignato lascia cadere una domanda. «Chi è arrivato in alto con gli intrallazzi, può avere soprassalti morali?».
Noi, come le formichine della Ortese, dobbiamo sperare. Ma è legittimo dubitare.
Parola del giorno: Budeme Dospet - cresceremo!
sabato 17 luglio 2010
Che tempo fa?
lunedì 12 luglio 2010
Turista fai da te? SI! Destinazione Trapani
Oggi sono ancora ufficialmente in ferie, anche se sono rientrato nella 'mia' Brno, da poche ore e domani mi aspetta la vita di sempre.
Ma spero di poterla affronatre con molta più leggerezza, perchè una settimana di vacanze fatte a 'modo mio' mi ridanno la giusta carica.
Non sono il tipo da agenzia di viaggio, da pacchetto vacanza, villaggio, animazione, all inclusive, gita guidata, ristorante con menù continentale, anche se qualche volta, raramente, l'ho fatto anch'io.
Non sono di quelli che 'va in vacanza in brasile' anche se non ha mai parlato con un 'locale' durante il suo viaggio, nè sono uno che cerca una meta per darsi delle arie, come mi è capitato di vedere e sentire, tante volte.
Sono stato in vacanza a Trapani.
Dove???!!! potrà dire qualcuno, a qualche collega già so che dovrò spiegare che si tratta di una città della sicilia, anche se a mio modesto modo di vedere, dalla sicilia e dai suoi cliche', si discosta abbastanza, questa città.
Questo sarà anche un post con qualche foto, perchè mi piace raccontare anche con le immagini e non mi faccio problemi a mettere in gioco la mia faccia (e pancia).
Intanto parlando della città di Trapani, mi piace ricordare il lungomare, uno dei pochi in italia, balneabile in pieno centro.
Acqua e spiagge godibili anche in pieno centro.
Una città che ha scoperto la sua vocazione turistica, dopo il 2001, quando ha ospitato la 'american cup' di vela.
Buoni investimenti, hanno ridato lustro ad un bel centro storico, fino ad allora completamente abbandonato ed in degrado.
Oggi è possibile passeggiare tranquillamente, tra localini, palazzi in stile barocco siciliano e ristoranti che offrono (chi più chi meno) menù a base di pesce.
Per chi visitasse questo luogo, consiglio, assolutamente, una cena da 'tentazioni di gusto'.
Qui sotto il mio primo piatto, un bis di busiate con gamberi in verde e crema di riccio + busiate alla bottarga:
Gustoso!
Trapani è un ottimo punto d'appoggio per diverse escursioni.
Purtroppo il tempo a nostra disposizione (mio e di Jana) è stato poco ed anche l'organizzazione non delle migliori.
Ho prenotato il volo 5 giorni prima della partenza, facendo giusto in tempo a trovare un alloggio in un bel B&B e trovando in rete le necessarie info per le escursioni più vicine.
Tra queste da non perdere, la bella Erice, cittadina medievale, incastonata tra le rocce dell'omonimo monte.
Non dimenticate di coprirvi bene, perchè l'aria è 'frizzante' lassù.
Si può arrivare alla vetta, tramite la bella funivia, con 6€ A/r e passeggiare tra le stradine ciottolate e vedere scorci mozzafiato della valle, fino al mare azzurro.
Il bello della sicilia, monti e mare, dolce e salato, mafia e persone squisite, isole circondate d'acqua e valli essiccate dal sole cocente, città di storia antica e paesi 'aridi'.
Parlando di isole, le egadi, sono costantemente sott'occhio vivendo a trapani.
Favignana e Marettimo, si possono vedere ad occhio nudo e raggiungere in 60 minuti di traghetto.
La 'gita' a favignana è stata d'obbligo...
Da pirata moderno, da viaggiatore, ho voluto girare la piccola isola nel modo a me più congeniale, in bici (5€ al giorno il noleggio).
Sfidando il caldo, insieme a Jana, abbiamo visitato i posti più suggestivi, in poche ore a nostra disposizione.
Cala rossa e lo schenario che si apre appena vi si arriva, rimarrà nel mio cuore.
Osservando quel mare, quegli spazi, le persone che come me avevano raggiunto pedalando questo luogo, ho respirato la libertà, ho sfiorato la bellezza della natura, sentendomi piccolo ma allo stesso tempo grande, perchè nel suo rispetto cerco di vivere e di godere di quanto posso ricevere da lei.
Tutto ha un prezzo, si dice spesso.
Respirare un paesaggio così bello, non lo ha.
E' accessibile a tutti, cerchiamo di fare in modo che continui ad esserlo, non distruggiamo ciò che può far del bene a noi stessi.
Smetto di fare il 'pesante' e torno a raccontare un altro piccolo viaggio, nei dintorni.
La rinomata s.vito lo capo.
A detta di qualcuno una delle più belle spiaggie in sicilia, secondo me, molto sopravvalutata.
Il viaggio per arrivarci è stato abbastanza lungo, con il bus che passa da diversi paesini prima di raggiungere la meta, in circa 1h e 30 minuti.
Vista dall'alto.
S. vito è uno spiaggione, bello sicuramente, molto organizzato, con un bel mare, ma troppo affollato (non oso immaginare ad agosto...).
Altra pecca.
Carissimo!
In questa foto, atteggiandomi ad intellettuale, sfoglio senza capirne il senso un discreto romanzo, acquistato al mio arrivo in sicilia e che in 4 giorni ho finito.
Dicevo, s.vito cara e troppo affollata per i miei gusti, purtroppo non avendo mezzi propri non ho visitato la riserva naturale dello zingaro.
Sarà una buona scusa per ritornare nella fantastica terra di sicilia (non in italia, cara Jana ;)
Il ritorno in bus mi da l'occasione di scattare ancora qualche foto a questo bel posto, anche se, parlando di mare, lo spettacolo che vidi a 'scala li turchi' vicino agrigento, fu MEMORABILE.
Cos'altro dire di questa vacanza?
Improvvisata, organizzata in pochissimi giorni, tra le difficoltà italiche (sciopero dei mezzi di venerdì, trasporti pubblici scarsi), ha regalato belle sorprese e qualche delusione.
La granita che avevo assaggiato in provincia di messina è stata solo un triste ricordo, stesso dicasi per i cannoli, discreti ma non da standing ovation.
Se ripenso alle tante persone con le quali ho scambiato anche solo una chiacchiera, ho chiesto un informazione, ordinato un caffè, senza ombra di dubbio, ciò che più ricorderò di questi 8 giorni, è l'ospitalità, la gentilezza, la signorilità della gente di trapani e provincia.
Mi ha stupito il coraggio dei giovani, che parlano di mafia, come IL problema che attanaglia questa terra, che se riuscissero a liberarsi dal male, sarebbe LIBERA e BELLISSIMA.
Dai Sicilia! Dai SUD!
Ma spero di poterla affronatre con molta più leggerezza, perchè una settimana di vacanze fatte a 'modo mio' mi ridanno la giusta carica.
Non sono il tipo da agenzia di viaggio, da pacchetto vacanza, villaggio, animazione, all inclusive, gita guidata, ristorante con menù continentale, anche se qualche volta, raramente, l'ho fatto anch'io.
Non sono di quelli che 'va in vacanza in brasile' anche se non ha mai parlato con un 'locale' durante il suo viaggio, nè sono uno che cerca una meta per darsi delle arie, come mi è capitato di vedere e sentire, tante volte.
Sono stato in vacanza a Trapani.
Dove???!!! potrà dire qualcuno, a qualche collega già so che dovrò spiegare che si tratta di una città della sicilia, anche se a mio modesto modo di vedere, dalla sicilia e dai suoi cliche', si discosta abbastanza, questa città.
Questo sarà anche un post con qualche foto, perchè mi piace raccontare anche con le immagini e non mi faccio problemi a mettere in gioco la mia faccia (e pancia).
Intanto parlando della città di Trapani, mi piace ricordare il lungomare, uno dei pochi in italia, balneabile in pieno centro.
Acqua e spiagge godibili anche in pieno centro.
Una città che ha scoperto la sua vocazione turistica, dopo il 2001, quando ha ospitato la 'american cup' di vela.
Buoni investimenti, hanno ridato lustro ad un bel centro storico, fino ad allora completamente abbandonato ed in degrado.
Oggi è possibile passeggiare tranquillamente, tra localini, palazzi in stile barocco siciliano e ristoranti che offrono (chi più chi meno) menù a base di pesce.
Per chi visitasse questo luogo, consiglio, assolutamente, una cena da 'tentazioni di gusto'.
Qui sotto il mio primo piatto, un bis di busiate con gamberi in verde e crema di riccio + busiate alla bottarga:
Gustoso!
Trapani è un ottimo punto d'appoggio per diverse escursioni.
Purtroppo il tempo a nostra disposizione (mio e di Jana) è stato poco ed anche l'organizzazione non delle migliori.
Ho prenotato il volo 5 giorni prima della partenza, facendo giusto in tempo a trovare un alloggio in un bel B&B e trovando in rete le necessarie info per le escursioni più vicine.
Tra queste da non perdere, la bella Erice, cittadina medievale, incastonata tra le rocce dell'omonimo monte.
Non dimenticate di coprirvi bene, perchè l'aria è 'frizzante' lassù.
Si può arrivare alla vetta, tramite la bella funivia, con 6€ A/r e passeggiare tra le stradine ciottolate e vedere scorci mozzafiato della valle, fino al mare azzurro.
Il bello della sicilia, monti e mare, dolce e salato, mafia e persone squisite, isole circondate d'acqua e valli essiccate dal sole cocente, città di storia antica e paesi 'aridi'.
Parlando di isole, le egadi, sono costantemente sott'occhio vivendo a trapani.
Favignana e Marettimo, si possono vedere ad occhio nudo e raggiungere in 60 minuti di traghetto.
La 'gita' a favignana è stata d'obbligo...
Da pirata moderno, da viaggiatore, ho voluto girare la piccola isola nel modo a me più congeniale, in bici (5€ al giorno il noleggio).
Sfidando il caldo, insieme a Jana, abbiamo visitato i posti più suggestivi, in poche ore a nostra disposizione.
Cala rossa e lo schenario che si apre appena vi si arriva, rimarrà nel mio cuore.
Osservando quel mare, quegli spazi, le persone che come me avevano raggiunto pedalando questo luogo, ho respirato la libertà, ho sfiorato la bellezza della natura, sentendomi piccolo ma allo stesso tempo grande, perchè nel suo rispetto cerco di vivere e di godere di quanto posso ricevere da lei.
Tutto ha un prezzo, si dice spesso.
Respirare un paesaggio così bello, non lo ha.
E' accessibile a tutti, cerchiamo di fare in modo che continui ad esserlo, non distruggiamo ciò che può far del bene a noi stessi.
Smetto di fare il 'pesante' e torno a raccontare un altro piccolo viaggio, nei dintorni.
La rinomata s.vito lo capo.
A detta di qualcuno una delle più belle spiaggie in sicilia, secondo me, molto sopravvalutata.
Il viaggio per arrivarci è stato abbastanza lungo, con il bus che passa da diversi paesini prima di raggiungere la meta, in circa 1h e 30 minuti.
Vista dall'alto.
S. vito è uno spiaggione, bello sicuramente, molto organizzato, con un bel mare, ma troppo affollato (non oso immaginare ad agosto...).
Altra pecca.
Carissimo!
In questa foto, atteggiandomi ad intellettuale, sfoglio senza capirne il senso un discreto romanzo, acquistato al mio arrivo in sicilia e che in 4 giorni ho finito.
Dicevo, s.vito cara e troppo affollata per i miei gusti, purtroppo non avendo mezzi propri non ho visitato la riserva naturale dello zingaro.
Sarà una buona scusa per ritornare nella fantastica terra di sicilia (non in italia, cara Jana ;)
Il ritorno in bus mi da l'occasione di scattare ancora qualche foto a questo bel posto, anche se, parlando di mare, lo spettacolo che vidi a 'scala li turchi' vicino agrigento, fu MEMORABILE.
Cos'altro dire di questa vacanza?
Improvvisata, organizzata in pochissimi giorni, tra le difficoltà italiche (sciopero dei mezzi di venerdì, trasporti pubblici scarsi), ha regalato belle sorprese e qualche delusione.
La granita che avevo assaggiato in provincia di messina è stata solo un triste ricordo, stesso dicasi per i cannoli, discreti ma non da standing ovation.
Se ripenso alle tante persone con le quali ho scambiato anche solo una chiacchiera, ho chiesto un informazione, ordinato un caffè, senza ombra di dubbio, ciò che più ricorderò di questi 8 giorni, è l'ospitalità, la gentilezza, la signorilità della gente di trapani e provincia.
Mi ha stupito il coraggio dei giovani, che parlano di mafia, come IL problema che attanaglia questa terra, che se riuscissero a liberarsi dal male, sarebbe LIBERA e BELLISSIMA.
Dai Sicilia! Dai SUD!
sabato 3 luglio 2010
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